Fondo imprese e sindrome della fenice

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E’ necessario che in Provincia si cambi strategia contro la crisi d’impresa causata da fenomeni finanziari. Ormai il cosiddetto “credit crunch” (stretta creditizia) è diventato purtroppo per le nostre povere imprese un nemico da combattere ogni giorno e in grado di condurre al dissesto anche il più bravo degli imprenditori. Inutile ricordare i tristi dati delle procedure concorsuali avviate nel 2013 a testimonianza di quanto stia mordendo la crisi, principalmente nel settore dell’edilizia, ma ormai anche in quasi tutti i settori. Secondo lo studio del Cerved a livello nazionale, i fallimenti hanno già toccato quota 3.500 (= nr. 40 al giorno), (+12% nel primo trimestre) e i concordati preventivi crescono ben del 76% rispetto al 2012. In Trentino Alto Adige, secondo l’indagine Cribis D&B, per il primo trimestre del 2013, hanno portato i libri in tribunale ben nr. 38 imprese (+11% – dati Cerved maggio 2013). In tale contesto, cosa facciamo in Trentino per contrastare il problema?

Sul sito della Provincia Autonoma di Trento, si legge un comunicato che inevitabilmente viene accolto positivamente ad una prima lettura, intitolato “UN FONDO DI ROTAZIONE DI 100 MILIONI PER DARE UNA ULTERIORE “SPINTA” ALLE IMPRESE”. Il problema è che se si va oltre il titolo, nel corpo del testo si legge: “… la costituzione di un fondo di rotazione ad alimentazione mista Provincia – Banche per favorire l’accesso al credito da parte delle imprese che presentano progetti di sviluppo aziendale. Le imprese potranno accedere a mutui a medio-lungo termine, parzialmente sorretti da garanzie prestate da parte dei confidi e a tassi di mercato convenienti o agevolati, per progetti di investimenti per l’ammodernamento o l’ampliamento produttivo, la riqualificazione energetica, la ricerca e l’innovazione, l’internazionalizzazione e l’acquisizione di servizi all’esterno dell’azienda. ……. Il fondo è destinato a favorire l’accesso al credito da parte delle imprese che presentano progetti di sviluppo aziendale e, previa deroga della Giunta provinciale, per progetti di rilancio e ristrutturazione finanziaria.”

Le maggior parte delle nostre imprese sta chiudendo non per inefficienze produttive ossia per il fatto di essere cattivi imprenditori ma per la difficoltà di accesso ad un credito che sia anche economicamente sostenibile. Queste imprese hanno bisogno di aiuti pronti e facilmente accessibili. Le stesse non sono nelle condizioni di perdere tempo prezioso per chiedere una deroga alla Giunta Provinciale che la potrà poi concedere secondo quali condizioni/criteri? Ci chiediamo come mai le imprese non decotte ma in situazione di financial distress devono chiedere una deroga per ristrutturare i propri debiti beneficiando del fondo provinciale anzidetto, mentre quelle che vogliono internazionalizzarsi (=trasferimento di risorse e di capacità tecnologiche dal Paese di origine all’estero) hanno accesso al credito agevolato immediatamente?

Tali modalità, che vincolano l’accesso al credito agevolato (=ossigeno) per le imprese in crisi di liquidità al benestare della Giunta Provinciale si prestano, a nostro avviso, a discrezionalità dei nostri amministratori e di trasparenza alla base delle loro scelte. L’accesso al credito “tampone” va anzi ancor di più indirizzato verso quelle PMI (Piccole Medie Imprese), sane dal punto di vista reddituale, non già decotte, ma in crisi di liquidità per la contingenza del momento e non per inefficienze loro, radicate nel territorio, onde evitare nuovi fenomeni tipo Whirlpool che preferiscono intascare e scappare all’estero. L’intento dell’amministrazione provinciale deve essere rivolto soprattutto verso quella larga fascia di PMI che costituiscono il tessuto produttivo provinciale composto di iniziativa, risorse umane.

Non dimentichiamo che queste imprese, già abbastanza martoriate dalle difficoltà di reperire credito per finanziare i loro processi produttivi, si trovano anche colpite dalla cosiddetta “sindrome della fenice”. Si tratta del fenomeno già segnalato al Governo in data 23/05/2013 dal Presidente-di-Confindustria-Giorgio-Squinzi si sostanzia nel comportamento immorale di alcuni imprenditori che non si fanno scrupolo ad utilizzare in modo distorto l’istituto del concordato preventivo “in bianco” e/o “in continuità” previsti dalla nostra Legge Fallimentare, così come modificati dal D.L. nr. 83/2012, scaricando ingiustamente i propri debiti sui creditori a monte della filiera produttiva per continuare poi indisturbati la propria attività a mezzo di newco libere da debiti. Tale fenomeno sta provocando crisi aziendali a catena, generando un effetto esattamente opposto a quanto desiderava il Legislatore. Un caso eclatante è quello del settore dell’edilizia dove l’effetto domino fa sì che la crisi di un’impresa diventi la crisi di tutte quelle del proprio indotto (carpenteria, serramenti, ecc.).

Nel “Decreto del Fare” che è in questi giorni in fase di approvazione da parte del Parlamento, il Governo ha apportato delle modifiche all’istituto del concordato preventivo in bianco e/o in continuità apparentemente accogliendo i suggerimenti degli operatori volti a risolvere le criticità manifestate in primis dai principali tribunali italiani. Tuttavia, a parere di chi scrive, se da un lato è stata giustamente accentuata la necessaria trasparenza di informativa, a tutela dei creditori, nella fase di pre-concordato obbligando il debitore ad allegare alla domanda di pre-concordato (oltre agli ultimi tre bilanci) anche un elenco dettagliato dei creditori con indicazione dei rispettivi crediti e introducendo l’obbligo di informativa periodica finanziaria e non più a discrezione del tribunale, dall’altro non risolve il problema del comportamento fraudolento di questi imprenditori nel modo “immorale” sopra descritto (sindrome della fenice).

Il problema è che mentre si attende nuova normativa in merito, le nostre imprese chiudono o peggio ancora delocalizzano all’estero alla ricerca di una competitività che non riescono più a trovare in Italia.

Cogliamo l’occasione per ricordare ai lettori che il M5S ha creato un canale di comunicazione con i cittadini che possono segnalare direttamente ai Parlamentari fenomeni di delocalizzazioni, chiusure di aziende, cassa integrazione. Tali segnalazioni di casi riguardanti il proprio territorio potranno essere effettuate attraverso un video di 50 secondi da caricare in “youtube” e da inviarsi all’indirizzo e-mail. 5giorni5stelle@gmail.com. I casi verranno discussi anche durante il TG #5giornia5stelle, il riassunto settimanale on line delle attività svolte dal M5S in Parlamento, straordinario esempio di trasparenza e di considerazione dei cittadini, non più sudditi ma definiti dagli stessi Parlamentari 5Stelle come “datori di lavoro” cui rendere conto.

Inoltre, richiamiamo l’attenzione sul fatto che il M5S ha promosso e continuerà a promuovere la costituzione di un fondo a sostegno delle microimprese alimentato dai “rimborsi elettorali” e dalla rinuncia di parte dell’indennità dei propri eletti. Pensiamo agli effetti positivi sulla nostra economia se tale esempio fosse seguito anche da tutte le altre forze politiche. Purtroppo proprio oggi, 29 luglio 2013, in Lombardia, il consiglio regionale Lombardo ha bocciato con il voto di PDL, LEGA, PD e lista AMBROSOLI la proposta del M5S di istituire un fondo per il microcredito alle piccole imprese. Complimenti!

Augurandoci che vengano introdotte quanto prima delle misure appropriate per fermare il vortice che sta facendo “morire” le nostre imprese e con loro migliaia di famiglie,

Andres Perrone
Manuela Bottamedi
Stefano Castelli
Alessio Hueller
Andrea Fogato,

candidati Movimento 5 Stelle Trentino