Giornata di mobilitazione per diritti circoalzione persone su carrozine elettriche

Ieri non avrei potuto non partecipare alla Giornata di Mobilitazione per i diritti di circolazione delle persone in carrozzina e con gli scooter elettrici. Un tema che mi sta molto a cuore, sul quale ho già scritto in questo post del 12 agosto scorso, a proposito dell’assenza di una norma che regoli chiaramente la circolazione delle carrozzine e degli scooter elettrici per i disabili. La manifestazione è stata molto partecipata e raccontata anche da un articolo pubblicato sull’edizione odierna de Il Trentino. Su un trafiletto è presente anche questa mia dichiarazione: “Sono qui per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della mobilità dei disabili. La normativa in materia è ancora molto carente. Tra l’altro, l’attuale situazione pone anche dei problemi dal punto di vista assicurativo”.

Si fa anche riferimento ad un’interrogazione parlamentare depositata venerdì scorso, presso la commissione trasporti della Camera, dal nostro deputato del Movimento Cinque Stelle, Riccardo Fraccaro, al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, per chiedere un intervento normativo che permetta la libera circolazione di carrozzine e scooter elettrici.

Detto questo, avverto la necessità di sottolineare che ieri il Movimento Cinque Stelle non ha partecipato al corteo della Busa per rappresentare se stesso, come se avessimo deciso a priori di strumentalizzare una vicenda così delicata, in vista delle elezioni di fine ottobre, poiché non fa parte del nostro stile e del nostro modo di “fare” politica. Ma per sottolineare alla gente che siamo gli unici che – come scritto – abbiamo chiesto al governo di compiere un’azione concreta per risolvere, una volta per tutte, il problema della circolazione dei mezzi necessari ai disabili per non sentirsi dei cittadini di “serie B”.

Io, ad esempio, ho deciso di esserci non tanto perché sono tra i candidati del M5S alle elezioni di fine ottobre per il rinnovo del Consiglio provinciale, quanto perché – ahimè – vivo ogni giorno sulla mia pelle le difficoltà di essere disabile in un Paese che non potrà dirsi davvero “civile” se non quando dimostrerà con i fatti di rispettare e tutelare la dignità e la mobilità di chi è costretto a guardare il mondo dal basso verso l’alto.

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