I soldi per la riqualificazione devono essere investiti sui lavoratori non sulle agenzie!

Il consigliere Filippo Degasperi del M5S ha presentato un’interrogazione (la 2564/XV) con la quale si chiede conto delle scelte provinciali in materia di reindustializzazione del sito ex Whirlpool di Spini di Gardolo e delle decisioni prese in merito alla riqualificazione dei lavoratori. Ecco il commento del Consigliere in merito:

«Quando una fabbrica chiude o un’impresa delocalizza l’adagio che risuona in Trentino è sempre lo stesso:“Bisogna puntare sulla riqualificazione dei lavoratori!”. In sé l’idea è certo condivisibile, peccato che se uno ne osserva l’esecuzione non possa che essere colto da parecchi dubbi!
Prendiamo ad esempio la triste vicenda della Whirlpool di Spini di Gardolo, per la “riqualificazione” l’azienda stessa destina circa un milione di euro, mentre il “Fondo Europeo di Adeguamento alla Globalizzazione” contribuisce allo stesso obiettivo con 1 milione e 800 mila euro a patto che il programma si concluda entro giugno 2016. Totale 2,8 milioni di euro, un bel gruzzoletto se si considera che stiamo parlando di 450 persone circa. Ma attenzione! Non è tutto oro quello che luccica. Infatti bisogna chiedersi quanti di questi soldi saranno effettivamente reinvestiti per la riqualificazione dei lavoratori e quanti invece finiranno nella voce “utili” dei voraci enti di formazione senza produrre granché. A quanto pare nel caso della Whirlpool si è assegnata la gestione della riqualificazione ad una folta schiera di soggetti privati che in qualche caso addirittura incaricano a loro volta altri enti. Ad ogni passaggio immaginiamo corrisponda un costo che naturalmente riduce la quantità di risorse spendibili per l’obiettivo ufficiale, ovvero dotare i lavoratori rimasti senza lavoro di nuove abilità per “mettersi in gioco sul mercato”. A noi pare che della cifra originariamente stanziata, solo una parte ricadrà su chi ha perso il posto, mentre una porzione sostanziosa degli stanziamenti andrà ad ingrassare i bilanci di enti privati che organizzano la formazione e si passano gli incarichi come fossero pacchi regalo. La cosa ci fa tanto più specie quando consideriamo che la PAT possiede scuole, enti di formazione, agenzie e (visto che la finanzia) anche l’Università… avrebbe insomma la possibilità di valorizzare le competenze e il capitale del comparto pubblico, ma preferisce girare i soldi ad enti terzi che se li girano a loro volta, per altro con risultati tutti da verificare.
Troviamo che questo modo di procedere sia molto più funzionale agli interessi di quel nugolo di soggetti che vive di stanziamenti pubblici che non a quelli dei lavoratori e delle imprese che si avvantaggerebbero dall’assunzione di manodopera qualificata.
Un caso tipico in cui ci sembra legittimo chiedersi se la formazione serva più ai lavoratori o ai formatori».

Cons. prov. Filippo Degasperi
Gruppo consiliare MoVimento 5 Stelle