Il M5S vuole tutelare i Base Jumper

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Negli scorsi giorni il M5S trentino ha effettuato un’operazione coordinata fra Trento, Arco e Dro. Obiettivo portare all’attenzione generale il numero sempre più preoccupante di persone che si feriscono o trovano addirittura la morte praticando il base jumping sul territorio provinciale e dare una soluzione al fenomeno. A tali fini il consigliere provinciale Degasperi, i consiglieri comunali di Arco, Rullo e Santuliana e i consiglieri comunali di Dro, Lucin, Ischia e Tavernini hanno presentato una serie di interrogazioni “gemelle” presso le istituzioni ove svolgono il loro compito democratico chiedendo che esse si mobilitino a tutela della sicurezza degli sportivi coinvolti. Spiegano i rappresentanti del M5S: “Negli ultimi 15 anni circa il Trentino è diventato una meta importante per i base jumper di mezzo mondo. Il luogo di maggiore interesse per questi appassionati di sport estremi si è dimostrato essere il “becco dell’aquila” sito sul monte Brento. Questo è naturalmente un fatto positivo, ma negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dei feriti e dei morti fra i praticanti. Questo in particolar modo negli ultimi due anni. Infatti, se dal 2000 al 2013 si sono verificati 10 incidenti mortali nel solo 2014 la quota è salita di 3 unità cui va sommata un’ulteriore vittima nel maggio del 2015. Oltre a ciò i dati del solo soccorso alpino parlano di un numero di interventi triplicato a partire dal maggio 2013 per soccorrere i jumper che si lanciano dal “becco dell’aquila”.
Cosa sia accaduto negli ultimi 2 anni a far aumentare in maniera così notevole lo spiegano ancora i consiglieri del MoVimento: “Dal maggio 2013 è entrato in funzione un servizio di “shuttle bus” che partendo dalla località Gaggiolo di Dro sale in quota passando per il territorio del Comune di Comano Terme e scarica i jumper a pochi passi dal “becco dell’aquila” sul territorio del Comune di Arco, da dove questi procedono poi a lanciarsi nel vuoto per poi atterrare nuovamente nel Comune di Dro. Stando agli stessi jumper esperti, proprio questo servizio sarebbe alla radice del drammatico aumento degli incidenti. In assenza del servizio erano infatti in pochi a potere o a volere intraprendere paracadute in spalla la lunga ascesa fino alla sommità del monte Brento. Si tratta di un dislivello di 400 metri e di almeno 2 ore di camminata, che avevano il potere di dissuadere gli atleti impreparati, permettevano a chi voleva provare l’esperienza di scambiarsi preziosi consigli durante la salita e rendevano impossibile ripetere per più di due volte al giorno il lancio. Con l’avvento del servizio bus questo naturale sistema di selezione è di colpo venuto meno. Oggi dal “becco dell’aquila” si possono lanciare tutti a patto che abbiano l’attrezzatura e paghino il servizio bus. Il risultato sono più lanci ma anche più incidenti, perché si possono lanciare persone poco preparate e perché lo possono fare più volte al giorno, circostanze che naturalmente aumentano i rischi”. Chiarito il problema i rappresentanti pentastellati presentano le loro proposte per risolverlo: ” È chiaro che togliendo il servizio bus le cose migliorerebbero. Del resto ci risulta che i permessi rilasciati per salire in quota e transitare su strade di categoria B siano ad uso personale, non per trasporto persone. Ci sarebbe dunque un primo problema di questa natura da tenere in considerazione. In secondo luogo ci sarebbe da capire come si configuri una simile attività. Oltre a questo, gli stessi jumper chiedono da anni il riconoscimento del loro sport a livello nazionale, in modo da poter stabilire e vincolare la pratica sportiva al rilascio di abilitazioni certificate che tengano conto delle condizioni psicofisiche e dell’esperienza acquisita dai vari atleti. Si tratterebbe di due soluzioni semplici, prive di costo ed efficaci. Speriamo che le autorità cui abbiamo sollevato il problema con la nostra azione congiunta vogliano ascoltare la voce della ragione e intervenire a garanzia di un bellissimo sport che merita di essere praticato nella maniera corretta e nel rispetto della vita”.

Ufficio Stampa 5 Stelle Trentino