Incontro al MART sulla Buona Scuola di Renzi: un’occasione mancata

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Lunedì 19 gennaio si è tenuto presso il MART di Rovereto un incontro dibattito sulla “Buona Scuola” di Renzi, il progetto di riforma del sistema scuola che il Governo ha presentato a settembre scorso in un documento a seguito del quale si è aperta una consultazione pubblica online e offline a livello nazionale della durata di due mesi. I relatori del dibattito (che ha lasciato pochissimo spazio per gli interventi dal pubblico, e quindi per il confronto) sono stati il Presidente di IPRASE Mario Dutto, il docente di Scienze Cognitive Roberto Cubelli e la Dirigente dell’Istituto “Marconi” di Rovereto Laura Zoller.

L’evento giunge però tardi, si potrebbe dire a giochi fatti; ce ne sarebbe invece stato bisogno nel (troppo) breve tempo in cui la consultazione è rimasta aperta. In Trentino infatti, da che ci risulta, nell’unico incontro pubblico organizzato per comunicare ai rappresentanti del Miur il parere dei trentini circa il progetto di riforma, su 160 invitati erano presenti 12 studenti, 31 insegnanti e 68 dirigenti: numeri certamente non rappresentativi delle reali percentuali del mondo scuola. Non c’è da stupirsi, quindi, se il documento redatto dall’Ufficio Scolastico Regionale indica come uno dei principali temi emersi quello di ripensare l’orario e la modalità di servizio dei docenti perché sia coerente con l’esigenza di flessibilità della didattica.

Per quanto riguarda il radicale cambiamento del metodo di selezione, formazione e avanzamento di carriera dei docenti, nodo focale della riforma, si menziona vagamente l’importanza del merito, punto, per poi passare alla pubblicità degli obiettivi del PATT: trilinguismo e alternanza scuola-lavoro. In realtà il caso trentino, di consultazione poco “condivisa”, non sembra essere un’eccezione. In diverse altre città italiane si è lamentato che gli incontri sulla Buona Scuola siano stati blindati, con pubblico selezionato e interventi iper-contingentati.

Si spera che “la più grande consultazione trasparente, pubblica, diffusa” lanciata da Renzi non sia una facciata, un pretesto (ricordiamo che il il Governo che dice di voler ascoltare la popolazione ha posto il voto di fiducia sul 74% delle leggi, imponendole al Parlamento) per legittimare interventi radicali che interessano lo stato giuridico dei docenti e la loro carriera. Nella sala conferenze del MART, su tre relatori, solo il professor Cubelli ha contribuito con una riflessione che scendesse nello specifico delle criticità di attuazione della proposta, dando senso a una serata che altrimenti sarebbe stata caratterizzata da interventi molto generici sull’importanza di concetti astratti (migliorare l’edilizia scolastica, considerare i docenti come risorsa primaria della scuola, connettere la scuola al mondo del lavoro) che sono rimasti nella maggior parte dei casi su un piano celebrativamente ideale. Sia nel documento di Renzi che nella conferenza al MART si è voluto, per citare un intellettuale nostrano, “espellere dal raggio d’attenzione il Negativo, che è poi un altro nome del Reale”.

Di punti critici, il documento governativo ne presenta diversi: per menzionarne solo alcuni, possiamo dire che non ci sembra coerente parlare di merito e poi assumere in massa, parlare di merito e legarlo all’impegno extra-didattico, parlare di merito e poi mettere un tetto fisso per ogni scuola al numero di insegnanti meritevoli di incentivo (realizzando così a costo zero una premialità che in ogni singolo istituto toglie a tutti per dare solo ad alcuni ma in modo meccanico, senza risolvere il problema degli eventuali insegnanti inadempienti). O ancora, ci sembra un terreno scivoloso quello della tanto decantata scuola del “saper-fare” che rischia di piegarsi alle esigenze del mercato del lavoro, invece che puntare ad essere un luogo di educazione alla cittadinanza e alla libertà. Tema, quest’ultimo, sul quale è necessario tenere alta la soglia d’attenzione visti gli ultimi interventi della Provincia nell’ambito della Formazione Professionale, che l’hanno vista depotenziare a livello di offerta formativa culturale e quindi slegare sempre più dall’Istruzione, col rischio di essere ridotta a canale di serie B.

Insomma, un’occasione di confronto sfumata quella di ieri al MART, come poco condivisa e potenzialmente dannosa sembra profilarsi la riforma tanto auspicata della scuola italiana.

Marianna Demattè