La scuola trentina del signor Rossi…

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Le proposte dell’assessore all’Istruzione dimostrano, nella loro banalità, la drammatica lontananza di Rossi dal mondo reale della scuola e della formazione.

Sembra che la soluzione ai problemi della scuola dipenda interamente dalla quantità di ore di lavoro degli insegnanti, dall’aumento delle loro prestazioni e dall’incremento dei loro impegni scolastici.

Rossi dimentica innanzitutto che nella scuola la quantità va solitamente a scapito della qualità. Ce lo dimostrano per esempio i dati relativi ai paesi scandinavi, realtà-modello in cui la media settimanale delle ore di lezione è inferiore rispetto a quella italiana. Ma Svezia, Finlandia e Danimarca, evidentemente, hanno capito che il metodo didattico, la qualità dell’offerta formativa e la motivazione degli insegnanti sono le uniche variabili in grado di incidere sull’apprendimento.

Unici obiettivi della scuola dovrebbero essere proprio l’apprendimento e l’educazione, mentre la scuola trentina è stata negli ultimi anni trasformata in un «progettificio», e le intenzioni di Rossi sono quelle di sviluppare ancora questa tendenza verso una scuola-parcheggio in cui contano solo le ore di permanenza degli studenti all’interno degli edifici scolastici, per sopperire a costo zero all’assenza di una reale politica di welfare e sostegno alle famiglie (settori guarda caso che rappresentano le colonne portanti del sistema e della tradizione nordeuropea).

Rossi forse ignora che già oggi agli insegnanti è richiesta una flessibilità totale: tra collegi docenti, commissioni, dipartimenti, consigli di classe, consigli dell’istituzione, coordinamenti, colloqui individuali con le famiglie, aggiornamenti, udienze generali, prescrutini, scrutini ed esami, l’impegno va ben oltre le 18 ore settimanali unico e semplicistico bersaglio delle critiche e degli attacchi.

Se Rossi ignora questi impegni aggiuntivi è perché probabilmente li ritiene superflui: secondo questa logica tanto varrebbe eliminarli.

Se poi Rossi crede di attirarsi le simpatie e i voti delle famiglie proponendo scuole aperte nei mesi di luglio e agosto (a fare cosa?), sarebbe interessante mostrargli che i paesi del Nord (quelli dove le scuole funzionano e gli studenti imparano) hanno un numero di giorni di attività scolastica inferiore a quella italiana che peraltro (con 204 giorni) si pone al secondo posto in Europa dopo il Lussemburgo.

Per il Movimento 5 Stelle il tema della scuola è assolutamente centrale ma gli obiettivi non si limitano a voler punire gli insegnanti per fini propagandistici e di risparmio.

Nel nostro programma elettorale per le elezioni provinciali lo abbiamo scritto chiaramente: il Movimento 5 stelle vuole trasformare la scuola dei tagli nella scuola degli investimenti; una scuola di alto livello qualitativo aperta tutto il giorno sul modello nord europeo con un’offerta extracurricolare che si avvalga dell’integrazione con il territorio e le sue realtà (associazioni sportive e culturali), senza richiedere ulteriori prestazioni alla categoria dei docenti, già pesantemente discriminata rispetto ai colleghi europei.

Parlando del sistema provinciale della scuola non si può dimenticare la formazione professionale, una delle colonne del secondo ciclo, oggi gestita da enti privati che utilizzano i finanziamenti provinciali secondo criteri spesso discrezionali e arbitrari, come testimoniano anche le recenti cronache. Anche in questo caso il M5s, già in campagna elettorale, ha proposto il superamento della privatizzazione del sistema a favore del ritorno in mano pubblica degli enti di formazione.

Scommettiamo che Rossi sa poco anche del complesso sistema di reclutamento degli insegnanti. A questo proposito i recenti PAS (Percorsi Abilitanti Speciali) che nel resto d’Italia possono essere frequentati dai docenti a tempo determinato usufruendo del diritto allo studio (150 ore annue), in Trentino dovranno essere svolti nei giorni festivi, negando di fatto un diritto tutelato e garantito in tutto il paese.

In un recentissimo incontro con la dott.ssa Ferrario (neo dirigente generale del Dipartimento della Conoscenza) il gruppo M5s ha messo in luce le criticità tanto del sistema della formazione professionale, quanto della mancata tutela del diritto allo studio. La dirigente nel primo caso ha assicurato una verifica del rispetto delle convenzioni stipulate tra la PAT e gli enti privati. Nel secondo caso ha invece confermato la volontà di non concedere ai docenti l’accesso alle 150 ore previste per il diritto allo studio.

Temendo che la riorganizzazione del comparto scuola e formazione avvenga come negli ultimi 5 anni, ossia senza un percorso partecipato e condiviso con gli operatori scolastici, il M5s proporrà in Consiglio Provinciale una mozione con la quale si impegna la Giunta ad istituire un tavolo di concertazione per approdare ad una riforma complessiva e profonda della scuola trentina.

Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle

Trento, 10 febbraio 2014