Le colpe della politica sulla crisi della Marangoni

I portavoce del M5S Filippo Degasperi e Paolo Vergnano intervengono sugli ultimi sviluppi della vicenda Marangoni, azienda roveretana che dopo aver ricevuto ingenti aiuti dalla Provincia ha di recente annunciato la richiesta di ben 50 casse integrazioni straordinarie a 0 ore a partire da lunedì 24 agosto.
Spiegano Vergnano e Degasperi: «Della vicenda Marangoni colpiscono due cose: in primo luogo che un’impresa che solo negli ultimi anni ha ricevuto circa 40 milioni di euro di contributi pubblici sotto forma di lease back abbia bisogno di ricorrere ulteriormente all’aiuto dello Stato, questa volta sotto forma di cassa integrazione straordinaria per almeno 50 dipendenti. In secondo luogo che l’impresa per prima cosa vada a colpire proprio i candidati sindacali alla RSU. Del resto è una ben strana coincidenza che fra i primi 15 lavoratori a ricevere la lettera figurino 5 degli 8 candidati alle elezioni della RSU che si dovrebbero tenere a settembre. Se poi si vanno ad esaminare i nominativi si scopre che dei 5 candidati messi in cassa 4 appartengono ai sindacati di base e l’altro risulta essere l’unico candidato della CGIL. L’immagine che ne esce è sgradevole: sembrerebbe che Marangoni voglia stabilire da sé l’identità della propria controparte eliminando preventivamente le voci critiche».
Per Degasperi e Vergnano il problema è però a monte: «Marangoni è un’ impresa in crisi da tempo che ha ricevuto ingente sostegno pubblico senza che questo abbia sortito alcun risultato apprezzabile, anzi le cose sembrano solo essere peggiorate. Considerato però che questa è solo l’ultima di una lunga serie di imprese a compiere il medesimo percorso ci pare chiaro come sussistano delle responsabilità evidenti da parte di chi ha erogato, pure vantandosene, i contributi rivelatisi poi inefficaci. Perché magari ci si può sbagliare una volta, ma se ci si sbaglia praticamente sempre allora forse le colpe principali le ha chi apre con tanta facilità i cordoni della borsa pubblica, che tanto non gli appartengono, senza pretendere dai beneficiati impegni vincolanti e la stesura di piani di sviluppo credibili! Il denaro pubblico non può essere utilizzato alla leggera, della serie «tanto paga Pantalone», altrimenti si finisce per «drogare il mercato» col bell’effetto di danneggiare la competitività dell’intero sistema, perché quando arriva la crisi e la coperta degli aiuti non basta più allora le imprese in questione risultano molto più impreparate dei loro corrispettivi presenti nelle altre regioni!».
I due portavoce concludono con un affondo ai sindacati confederali: «Oltre alla politica pensiamo che gravi colpe le abbiano anche i sindacati confederali che firmano accordi a danno dei lavoratori e consentono senza fiatare di estromettere loro colleghi dalla RSU, magari per calcoli di piccolo cabotaggio. Se Marangoni e tante imprese simili versano nelle condizioni in cui sono è anche perché chi doveva rappresentare i lavoratori ha preferito tacere e tirare a campare invece di pretendere serietà e rigore in sede di accordo».

Uff. Stampa
M5S Trentino