Le partecipate della Provincia Autonoma di Trento

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Trento, 3 settembre 2013 – Da tempi non sospetti il M5s Trentino ha reso pubbliche le riflessioni e le proprie proposte in merito alla cosiddetta “galassia” della Provincia Autonoma di Trento, con ciò intendendo l’insieme delle partecipazioni societarie che direttamente o indirettamente fanno riferimento a Piazza Dante.

Stiamo parlando di un ginepraio in cui nemmeno la celebrata Commissione Collini ha saputo districarsi concludendo il proprio operato con un sostanziale nulla di fatto (Tecnofin rimarrà in piedi seppur depotenziata e l’incorporazione di Trentino Marketing in Trentino Sviluppo non si può di certo annoverare tra le iniziative più lungimiranti). Le informazioni riportate ieri dalla stampa sono sicuramente utili per rianimare il dibattito ma non si possono considerare di certo esaustive dato che, tra l’altro, le 12 società riportate non tengono conto della miriade di partecipazioni indirette che dalle prime si dipartono. Per fare qualche esempio, senza voler ritornare sulla nota presenza nel capitale di Diatec Spa, la PAT, proprietaria di un quarto dell’Aeroporto Catullo (Verona) è indirettamente proprietaria anche della stessa percentuale dell’Aeroporto D’Annunzio (Brescia-Montichiari). Non dimentichiamo poi le partecipazioni in Cassa Centrale Banca (quasi il 5%) e quelle, via Tecnofin, in BTB e in ISA che, se poco significative dal punto di vista quantitativo, lo sono di certo sotto il profilo politico e simbolico, per aiutarci a capire da che parte pendano le attenzioni di Piazza Dante.

E’ noto che proprio all’interno di tali strutture, come ricordato anche dalla Corte dei Conti, si annidano le sacche più ampie di resistenza al cambiamento, mantenimento di privilegi ingiustificati e distorsione clientelare. Per intenderci ci sono aziende che con 10 dipendenti costano ai contribuenti trentini quasi 1 milione di euro in sole spese del personale.

C’è inoltre da affrontare una seria riflessione sulle modalità di reclutamento del personale nonché sulla tipologia di contratti di lavoro applicati. E’ etico che il personale di un’azienda al 100% provinciale, assunto per chiamata diretta, goda di un contratto di lavoro molto più ricco rispetto a  quello dei dipendenti della PAT, che benefici di regolari rinnovi contrattuali (quando il rinnovo dei contratti pubblici è bloccato per legge ormai da 5 anni) e che allo stesso tempo si trovi con il posto di lavoro blindato dalla recente normativa che consente il trasferimento di tali dipendenti direttamente tra le generose braccia di Mamma Provincia?

Come mettere ordine? Senza interpellare e retribuire accademici la proposta del M5s Trentino è semplice e lineare:

1)      tutte le assunzioni in istituzioni che vedano direttamente o indirettamente la PAT come socio devono avvenire per concorso pubblico;

2)      i dipendenti di società o enti che vedano, direttamente o indirettamente, la PAT quale unico proprietario o quale socio di maggioranza dovranno applicare il contratto vigente per i dipendenti PAT;

3)      tutti gli incarichi assegnati dalla PAT a proprio personale all’interno degli organi amministrativi di qualsiasi istituzione si intenderà a titolo gratuito (ovvero il compenso di intenderà assorbito dagli emolumenti percepiti dalla PAT);

4)      tutte le partecipazioni in attività che esulano dai compiti dell’ente Provincia devono essere dismesse (Informatica Trentina spa, Diatec spa, Mediocredito spa, Cassa Centrale Banca…)

5)      le società costituite per gestire attività già in capo all’ente pubblico (riscossione tributi e gestione del patrimonio) devono essere liquidate e le competenze restituite agli uffici provinciali che sicuramente vedono al proprio interno le capacità e le competenze necessarie.

Comunicato ripreso da TrentoToday – TrentinoLibero.it – Giudicarie.com