Le ragioni del NO alla nuova legge urbanistica

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Oggi in aula i consiglieri del M5S Trentino si sono espressi con voto contrario verso una legge che, a torto, è stata pubblicizzata e sponsorizzata dalla Giunta e dalla maggioranza come provvedimento di semplificazione e snellimento delle procedure urbanistiche. Al contrario, una pianificazione territoriale stratificata su TRE livelli istituzionali (Provincia, Comunità di Valle e Comuni) non può che essere palesemente complessa e articolata.
La normativa approvata oggi tenta di coordinare l’azione programmatoria di tre enti pubblici e quindi di tre organismi decisionali, ognuno con funzioni, poteri e ruoli diversi. La richiesta dei 5 stelle era quella di procedere in prima istanza con una riforma istituzionale complessiva che andasse ad abolire l’ente intermedio delle Comunità (ecco la VERA semplificazione!), e in un secondo momento che si procedesse ad una riforma organica e completa dell’intero settore urbanistico. Quello approvato oggi è un semplice maquillage, ma tutti sappiamo che il Trentino attende una riforma più organica e coraggiosa dell’intera materia. Ritoccare continuamente la normativa non giova alla chiarezza, alla stabilità e alla certezza del diritto. Un intervento spot non è inoltre la soluzione migliore e nemmeno quella più idonea a dare spinta ad un settore, quello edilizio, in crisi sempre crescente.
Sono stati inoltre bocciati i tre emendamenti presentati dal Movimento, e non se ne capisce la motivazione: un primo emendamento chiedeva che sia i piani attuativi pubblici sia i piani attuativi privati venissero sottoposti all’approvazione del Consiglio comunale (a cui va riconsegnata centralità nella gestione del territorio). 
Un altro emendamento chiedeva che i piani comunali potessero essere redatti anche da personale interno al Comune, fornito di idoneo titolo di laurea e di formazione specialistica almeno quinquennale (con un forte risparmio per le casse del Comune, dal momento in cui l’affidamento dell’incarico ad un esperto esterno ha sempre costi notevoli per l’amministrazione). 
Un ultimo emendamento chiedeva che le varianti ai piani regolatori venissero sottoposte agli stessi tempi di approvazione e alle stesse forme di pubblicità dei PRG. Questo emendamento avrebbe disincentivato le amministrazioni all’uso e all’abuso delle varianti, il cui ricorso maschera troppo spesso appetiti immobiliari e interessi speculativi. Sicuramente il ricorso frequente alle varianti è figlio di una cattiva programmazione urbanistica e di una incapacità a pianificare sul lungo periodo. L’emendamento dei 5 stelle avrebbe stimolato le amministrazioni comunali ad una programmazione seria, frutto di una riflessione urbanistica profonda e il più possibile condivisa.