L’innovazione della filiera della conoscenza per il M5S

Una delle proposte qualificanti il programma del M5S per l’innovazione della filiera della conoscenza riguarda il superamento del sistema degli enti privati (Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale, Università Popolare Trentina, Casa Madre dell’Istituto delle Figlie della Carità Canossiane ecc.) cui oggi è affidata in convenzione la responsabilità dell’80% della formazione professionale di base.

Ricordiamo che la formazione professionale in provincia di Trento è unica nel panorama nazionale in quanto, oltre a garantire l’assolvimento dell’obbligo scolastico, sostituisce interamente l’istruzione professionale di Stato, ancora presente nelle altre regioni italiane. Questo è il motivo in base al quale per il personale insegnante è vigente uno specifico contratto di lavoro provinciale la cui applicazione da parte degli enti convenzionati è condizione per il riconoscimento dello status di istituzione paritaria.

Gli enti privati infatti, a fronte del Contratto di Servizio, ricevono la copertura del 100% dei costi sostenuti direttamente dalle casse provinciali (oltre 42 milioni di Euro annui) sulla base di specifici parametri (quali appunto il contratto di lavoro applicato al personale). Negli anni all’interno di tali organizzazioni si è assistito a scelte discrezionali soprattutto in tema di assunzioni del personale e di progressioni di carriera, con incarichi assegnati secondo criteri poco trasparenti. Oltre a ciò gli enti e i loro consigli di amministrazione, già ricca fucina di voti e clientele, sono divenuti il buen retiro di politici a fine carriera cui non basta godersi sostanziosi vitalizi.

Da ultimo si assiste all’adozione di comportamenti che, se verificati, risulterebbero del tutto contrari alle statuizioni del Contratto di Servizio. In particolare risulta che, in spregio agli accordi sottoscritti e alle indicazioni fornite in sede di riconoscimento dello status di istituzioni paritarie, non venga applicato il CCPL degli operatori della FP gestita da Enti in convenzione con la PAT, bensì un inedito contratto nazionale che degrada gli insegnanti a “formatori” (figura non prevista dal CCPL sopra citato) riconoscendo retribuzioni inferiori anche del 30% rispetto a quelle su cui si basano i parametri PAT per erogare i finanziamenti. In tal modo si verrebbe a generare per gli enti un indebito profitto garantito dalla differenza tra la retribuzione riconosciuta al personale e il finanziamento PAT basato sulla retribuzione prevista dal Contratto di Servizio. Risulta evidente che se tale comportamento fosse verificato la conseguenza non potrebbe essere altro che la revoca dello status di istituzione paritaria e della convenzione.

Evidenzio infine che la scelta di arrivare alla provincializzazione della formazione professionale di base, da attuare attraverso la costituzione di un’apposita Agenzia in cui far confluire il personale degli enti, oltre che risolvere tutte le problematiche relative a controlli e verifiche, può avvenire senza alcun aggravio per il bilancio pubblico anche perché, tra l’altro, la maggior parte delle attività avviene già all’interno di strutture messe a disposizione dalla PAT. E’ anzi prevedibile qualche risparmio dato che si potrà rinunciare ai consigli di amministrazione e si potrà procedere ad una razionalizzazione degli organigrammi con particolare riferimento alle posizioni dirigenziali.

Notizia ripresa da Trentino