Monte Bondone: cronaca di un fallimento annunciato

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Trento, 19 ottobre ’13

Visibile da ogni rione della città, il centro Panorama, proprietà della Provincia di Trento, è l’emblema del fallimento delle sciagurate politiche territoriali varate per rilanciare il Monte Bondone. L’edificio che domina la città dall’alto una volta era hotel, discoteca, bar e ristorante ed era frequentato da numerosi visitatori. Ora è solo la punta del grande iceberg del tracollo delle attività finanziate dall’ente pubblico per lo sviluppo territoriale che non c’è stato.

Gli amministratori responsabili delle azioni che hanno portato il Bondone alla rovina restano in silenzio mentre concorrono nuovamente per un’altra poltrona. Questa volta ambiscono ad una lauta remunerazione in Consiglio Provinciale voltando le spalle alle loro incombenze.

Lagolo, Sardagna e Garniga sono le porte d’accesso a scenari dove la pomposa segnaletica dei “cubi” evidenzia lo sperpero di risorse pubbliche e la desolazione della località. De Sica non aveva tutti i torti ad affermare che il Bondone è “un posto da poveracci” mentre la SAT etichettava eloquentemente con “orrori in alta quota” i costosi e deturpanti interventi cementificatori.

casermeLa serie delle chiusure che ha investito la montagna dei trentini è infinita. Il Centro di Ecologia Alpina, il distaccamento del Museo di Scienze Naturali e la Stazione Forestale con sede alle Viote sono stati chiusi e trasferiti altrove lasciando in stato di decadenza un imponente complesso di edifici dal considerevole valore storico.

La vivacità del Vason con le sue cinque discoteche è un ricordo vago che si nasconde nelle fosche trame di opere ed investimenti immobiliari decontestualizzati. Il sistema delle strutture ricettive è stato annientato colpo dopo colpo: i decadenti alberghi del Vason, Vaneze e Norge sono in vendita, il campeggio di Mezzavia è stato smantellato mentre i bagni di fieno di Garniga e Sopramonte hanno chiuso i battenti.

I servizi pubblici hanno accompagnato il lento ma inesorabile declino. Gli uffici postali di Sardagna, Cadine, Baselga del Bondone e Sopramonte sono chiusi. L’avviso appeso sulla serranda recita perentoriamente: “Per il ritiro di pacchi e corrispondenza rivolgersi all’ufficio di Trento 2 in via Gazzoletti 43”.

SerraNemmeno gli escursionisti che cercavano i “freschi” della montagna nei caldi weekend estivi sono stati risparmiati. Un’ordinanza del Comune di Trento ha imposto il divieto all’uso dei Fogolari, storica località dove i trentini andavano a far polenta e passare momenti conviviali in compagnia. Una stanga impedisce l’accesso fisico all’area provvista di servizi igienici e di appositi allestimenti per cucinare.

Sardagna è diventato un quartiere dormitorio a tutti gli effetti dopo l’interruzione degli esercizi commerciali che erano sopravvissuti, il tabacchino e lo spaccio Richetta.

L’epicentro del collasso è però Vaneze, località dove hanno cessato di operare l’Azienda di Promozione Turistica, quattro discoteche, un bar-tabacchino, un distributore, un servizio taxi, un’autorimessa, uno schettinaggio, due alimentari, un punto di pronto soccorso, uno sportello bancario, un bowling e un parco animali con cervi e daini. Hanno chiuso anche i due alimentari dislocati rispettivamente a Norge e a Prà de la Fava.

Il patto territoriale che doveva far rinascere il distretto turistico montano ha avuto un epilogo perverso. La gestione Bertoli ha eliminato lo skilift Campetti (detto Tomasi), la seggiovia doppia del Palon e la telecabina Vaneze-Vason mentre gli impianti del Fortino e delle Rocce Rosse sono stati sostituiti da un impianto senza fermata intermedia e con un arrivo mutilato a un centinaio di metri dal rifugio situato sulla vetta del Palon. Tredici impianti servivano le piste da sci mentre ora, a fatica, sopravvivono quattro impianti: la Gran Pista, il Palon, il Montesel e la 3Tre, un altro mito dei tempi passati.

Profilo casermePer quanto riguarda gli hotel, si contano almeno una dozzina di fallimenti. In particolare val la pena citare gli hotel falliti dopo le copiose elargizioni erogate con i patti territoriali: l’Hotel Irene a Candriai, il Dolomiti a Vaneze, il Piccolo Principe ed il Suite della famiglia Floriani a Lagolo. I contributi a pioggia hanno foraggiato il sistema clientelare facendo naufragare anche le scialuppe di salvataggio.

Palestra di scelte scellerate dei vari politici di turno a partire dall’era Dellai fino ad oggi, il deprimente quadro del Bondone si chiude con la mancata tutela dell’ambiente. I detriti del villaggio Sice e i proiettili del poligono militare sono sotterrati nel biotopo delle Viote mentre il sequestro della Sativa di Sardagna marca il confine con la città. La discarica è stata riempita con materiale nocivo trasportato con una teleferica costruita dall’ente pubblico. Questo è il fendente finale sferrato ai piedi della montagna. Ora, l’acqua, prima di scendere in bella vista dalla cascata di Sardagna, passa attraverso la discarica offrendosi così per un brindisi mortale con i trentini.

L’amministrazione ha sonoramente fallito ma non recita il mea culpa. Nonostante ciò, i trentini hanno di fronte a loro una grande opportunità. Il 27 ottobre possono scegliere di riprendersi la montagna.

di Diego Tomasi – Il Grillo del Bondone
Candidato consigliere con il MoVimento 5 Stelle

VIDEO-DENUNCIA DEL GRILLO DEL BONDONE

BREVE VIDEO CON I PARLAMENTARI M5S

Gli annunci di Diego Tomasi:

5 settembre 2000 – “Quello che manca è l’umanità”
18 ottobre 2001 – “Così si buttano i soldi in un’impresa fallimentare”

Lettera e video-denuncia pubblicati su L’Adige online – Trentino online