NO alla tassa di soggiorno

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Nel corso della campagna elettorale gli operatori del settore turistico avevano individuato poche ma chiare criticità da porre all’attenzione delle forze politiche.

Tra queste le principali erano rappresentate dalla pressione fiscale e tariffaria, dalla burocrazia provinciale, dalla formazione degli operatori e da una ferma opposizione alla reintroduzione della tassa sul turismo.

Il percorso delineato dall’assessore Dallapiccola e dalla sua maggioranza non tocca nemmeno marginalmente le questioni sollevate dalle associazioni di categoria anzi, con specifico riferimento alla tassa di soggiorno si pone in netta contrapposizione.

Nessun accenno alla cancellazione dell’IRAP, una stortura tutta italiana che penalizza le imprese che assumono e che investono, cui le risorse dell’Autonomia potrebbero porre rimedio e non limitarsi a ritocchi impercettibili.

Nessun accenno agli interventi sulle tariffe (energia e rifiuti in particolare) spesso erogate in regime di monopolio di fatto da società che fanno riferimento direttamente alla PAT o agli enti locali.

Nessun riferimento alla burocrazia che appesantisce l’operatività delle imprese e ne mortifica “lo spirito e l’intraprendenza”.

Nessun accenno alla filiera della formazione: oltre che essere in gran parte abbandonata alla gestione di enti privati ci troviamo con allievi motivati e meritevoli che per proseguire i percorsi devono emigrare in Veneto (Bardolino) o in Alto Adige (Merano).

Si pensa ancora una volta a mettere le mani nelle tasche dei cittadini.

Colpisce che l’unica posizione di netta contrarietà in Commissione sia stata a suo tempo quella del M5s. Ricordiamo che la timida voce critica del presidente della Seconda Commissione all’introduzione della tassa di soggiorno era stata rapidamente messa a tacere come “posizione personale” dai vertici del suo partito.

La contrarietà del M5s deriva da 3 ordini di ragioni:

1. in Trentino non partiamo da zero ma da un livello di pressione fiscale già oltre il 44%: le risorse sottratte a cittadini e imprese e incamerate dal bilancio di Piazza Dante dovrebbero già essere sufficienti;

2. l’elevata tassazione sul turismo è una delle maggiori cause di perdita di competitività. E’ vero che la tassa di soggiorno esiste in anche in altri paesi concorrenti ma lì la pressione fiscale complessiva è di molto inferiore. Basti pensare alla Francia paese in cui l’IVA nel settore turistico è stata portata al 5,5%;

3. tutti gli indicatori mostrano che dove la tassazione è più elevata il turismo tende a svilupparsi molto meno e l’Italia ne è il migliore esempio facendo segnare una costante perdita di posizioni in parallelo all’incremento insostenibile dei costi fiscali e parafiscali.

Mancando le idee, non volendo rinunciare agli introiti dell’IRAP che servono a garantire i contributi necessari ad alimentare la macchina del consenso elettorale non si trova altro di meglio che copiare quanto nel resto d’Italia (Alto Adige compreso) sta già dando una pessima prova.

Anche il Trentino autonomo non può mancare dal contribuire alla costruzione di quel monumento all’irrazionalità che è il sistema tributario italiano.

Senza però tenere conto delle conseguenze, in particolare nell’unico settore che ancora non soffre la crisi e anzi, presenta notevoli opportunità di crescita, inevitabilmente soffocate.