Per un’Autonomia piena e responsabile

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di Riccardo Fraccaro, Manuela Bottamedi, Filippo Degasperi e Paul Köllensperger

In un contesto istituzionale incerto su tutti i fronti, il sistema dei partiti plaude alla conquista dell’Autonomia tributaria in materia di imposte sugli immobili e all’attribuzioni di ulteriori competenze amministrative alle Province, ma in pochi si chiedono con che modalità sia stato raggiunto l’accordo con il Governo e quali saranno le conseguenze future.

In primo luogo, l’emendamento che è stato approvato prevede la modifica dell’art.80 dello Statuto, il quale, in cambio di un trasferimento allo Stato delle risorse corrispondenti al mancato gettito, attribuisce alle Province autonome potestà in materia fiscale permettendo di derogare alle norme dello Stato. In secondo luogo, previa intesa da concludersi entro il giugno 2014, le Province si assicurano le deleghe che consentiranno il trasferimento delle funzioni delle Agenzie fiscali, di quelle amministrative ed organizzative riguardanti la giustizia penale, civile e minorile – con l’esclusione del personale della Magistratura – , nonché quelle riferite al Parco nazionale dello Stelvio. Questo è sicuramente un passaggio decisivo per l’autonomia ma comporta una notevole assunzione di responsabilità che finora è stata latente.

A livello nazionale, Il Parlamento è asservito al Governo ed è ormai svuotato completamente dalle sue funzioni e dal suo ruolo. Dall’altra, a livello locale, nel pieno della transizione fra la vecchia e la nuova legislatura il neo Presidente Rossi e il Presidente uscente Durnwalder hanno avvallato un provvedimento dalla portata storica. Nonostante ciò, i Consiglio provinciali non sono stati interpellati. La stessa assessora del PD Borgonovo Re ha sottolineato apertamente l’inopportunità di bypassare il consiglio provinciale per questioni così cruciali. La discussione in sede consiliare a decisioni già prese sarà quindi insufficiente nonchè inutile.

I senatori di maggioranza Zeller, Fravezzi e Panizza hanno lavorato senza coinvolgere i colleghi e con scarso spirito di squadra. Hanno assunto atteggiamenti contrastanti ma poi ognuno ha rivendicato i propri presunti meriti. Palermo ha assunto una posizione critica nei confronti della SVP e ha avuto un ruolo marginale. Divina, pur essendo d’accordo con il Governo nello sperperare denaro in opere inutili come la Valdastico ed esultando per l’approvazione dell’emendamento, ha accusato la maggioranza del tentativo di golpe per aver limitato i tempi di discussione sulla legge più importante dell’anno.

Anche le delegazioni provinciali hanno dimostrato una scarsa armonia nei comportamenti. L’8 novembre Kompatscher e Durnwalder si sono rivolti a Napolitano mentre Rossi ha incontrato Delrio il 13 novembre. A conclusione di tutto ciò, la constatazione del grado di litigiosità tra le Province ce l’ha offerta Dunrnwalder ricorrendo alla Consulta contro la determinazione dell’accantonamento del contributo al risanamento alla finanza statale che prevede un impegno di 167 milioni per Bolzano e 68 milioni per Trento.

In un quadro così confuso e frenetico un interrogativo resta senza risposta. A che prezzo le delegazioni provinciali a Roma hanno raggiunto l’accordo con il Governo? Lo sapremo solo quando sarà il tempo di pagare visto che finora, come nel 2009, i negoziati sono stati portati avanti sottobanco ed hanno mescolato ambiguamente competenze, valori finanziari e posizioni di potere. In occasione del Patto di Milano Dellai e Durnwalder dichiararono di aver messo al sicuro l’Autonomia per 20 anni ma così non è stato. In 4 anni prima Berlusconi, poi Monti ed ora Letta hanno continuato imperterriti ad avanzare unilateralmente pretese a danno delle Autonomie. Oggi prendiamo atto che le risorse a disposizione del bilancio provinciale subiranno un’ulteriore e sostanziale contrazione a partire dal 2015.

In relazione ai contenuti, con questo accordo le Province potranno regolamentare i nuovi tributi locali – ieri ICI, oggi IMU e domani IUC composta da IMU, TARI e TASI – ma dovranno garantire allo Stato le stesse entrate. Allo stato attuale è quindi difficile stabilire con accuratezza le conseguenze in termini finanziari ed organizzativi. Ci troviamo di fronte ad una grande opportunità per passare dalla politica clientelare dei contributi a quella degli sgravi fiscali anche se purtroppo questa non sembra la priorità. Con queste premesse il ruolo dei cittadini resterà subordinato con il rischio di aumentare la pressione fiscale o ridurre servizi. ll rapporto di sudditanza alla Provincia potrebbe accentuarsi pericolosamente.

Il rischio di terzietà fiscale è elevato. Le Province partecipano finanziariamente in numerose società e si troveranno ad essere simultaneamente controllori e controllati. Aumenterà anche la discrezionalità nell’indirizzare i controlli ai danni dei contribuenti non allineati fornendo salvacondotti agli amici. Di pari passo aumenterà anche la possibilità di incidere sulla determinazione e sulla quantificazione delle sanzioni. Nel recente passato le carenze dell’APPA nei controlli ambientali hanno dimostrato che i rischi in questo senso ci sono.

Con l’Agenzia delle Entrate, i tribunali ed il Parco Nazionale dello Stelvio, nuove ruote si aggiungeranno ai già pesanti e complessi carrozzoni. Oltre all’incertezza nell’imparzialità dei controlli fiscali da parte di un’Agenzia delle Entrate provinciale ci sarà il capitolo relativo alla trasparenza nelle procedure di gestione degli incarichi. Sono note a tutti le modalità di gestione dei ruoli dirigenziali. Risulterà ancora più evidente il bisogno di semplificare la struttura organizzativa e di far luce sui modelli per definire le gerarchie. Tutto ciò al fine di garantire un incremento della funzionalità dell’apparato pubblico ed evitare ingerenze a discapito dell’interesse dei cittadini.

Abbiamo appurato che il cammino per scongiurare di non passare dalla padella alla brace è lungo e tortuoso. Per tale ragione in questa fase che rimane estremamente delicata è importante fare chiarezza sul metodo che si intende seguire al fine di arrivare ad un’intesa con lo Stato entro il giugno 2014. Affinché questa rispecchi la volontà popolare sarà necessario procedere con una consultazione allargata ai parlamentari regionali delle minoranze, ottenere l’assenso e la condivisione delle linee guida con i Consigli provinciali ed informare puntualmente i cittadini sul metodo adottato e sui risultati del processo negoziale. Solo soddisfacendo queste tre condizioni potremo affermare di aver compiuto un passo concreto verso un’Autonomia piena e responsabile.

Riccardo Fraccaro
Manuela Bottamedi
Filippo Degasperi
Paul Köllensperger