I ritardi della sanità trentina e le finte rivoluzioni

Al dottor Bordon, direttore generale dell’Apss, bisogna riconoscere un invidiabile physique du role oltre a una capacità dialettica molto convincitiva. Le sue iniziative sembrano rivoluzioni nella sanità trentina dalla quale nel 2016 oltre 11000 utenti hanno dovuto fuggire per farsi curare in ospedali extraprovinciali.

In realtà il dottor Bordon scopiazza modelli organizzativi che da anni funzionano in altre regioni. La denominazione Unità di cure complesse l’ha copiata dalla Regione Toscana. Nelle regioni Emilia Romagna e Toscana da anni funzionano.

“Le Case della Salute” definite come “punto di riferimento certo rivolto ai cittadini per l’accesso alle cure primarie un luogo in cui si concretizza sia l’accoglienza e l’orientamento ai servizi che la continuità dell’assistenza, la gestione delle patologie croniche e il completamento dei principali percorsi diagnostici che non necessitano di ricorso all’ospedale”. In Emilia Romagna ne funzionano 87, in Toscana sono ancora più numerose e questa Regione le ha chiamate recentemente Unità complesse di cure primarie.

Il dottor Bordon non sta facendo nessuna rivoluzione sta soltanto imitando altre regioni dimostrando l’enorme ritardo della sanità trentina. Ma nell’imitazione commette un grave errore. Le prime due strutture saranno localizzate a Trento ossia nel luogo in cui gli utenti possono già ora accedere facilmente alle prestazioni sanitarie invece che localizzarle in zone disagiate.

Ormai il dottor Bordon nelle sue iniziative di imitare altri modelli organizzativi sanitari è assai prevedibile. Lo faccia anche con la Breast Unit di cui secondo il Ministero della Salute tutte le Regioni dovrebbero essere dotate ma la sanità Trentina ne è tuttora priva. Una Vergogna!

Cons. prov. Filippo Degasperi
Gruppo consiliare MoVimento 5 Stelle

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