Gli Swap di Cassa del Trentino. In the long run we are all dead.

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Abbiamo letto con attenzione le giustificazioni di Cassa del Trentino in merito alla consuetudine di operare sui derivati.
Per pudore (e solo per il momento) sorvoliamo sulla barzelletta relativa agli utili “macinati” dalla custode del debito provinciale dato che derivano essenzialmente dal differenziale (cresta) tra il costo della provvista sostenuto dal CdT e quanto riconosciuto alla stessa dal suo unico azionista (la PAT); per semplificare se a finanziarsi fosse direttamente la PAT i trentini avrebbero già guadagnando i 6 milioni di euro citati senza alcuno sforzo.

Molto più interessante è invece soffermarsi sulla conferma che già altri swap erano stati sottoscritti e chiusi «quasi senza danni». Ciò significa evidentemente che qualche danno c’è stato e quindi ci chiediamo:

1) come mai per questi altri swap, dato che i conti vanno “fatti alla fine”, non si sia attesa la scadenza ma si sia corsi velocemente ai ripari
2) chi risarcirà i danni ancorché minimi?
Ma la domanda vera è se la politica nostrana fosse o meno informata di tali operazioni e consapevole dei rischi connessi. Gli amministratori del Centrosinistra autonomista sanno e concordano con il fatto che CdT si sia giocata i soldi dei trentini con Royal Bank of Scotland e Barclays?
Il presidente dell’Istituto si giustifica facendo riferimento al 2029 ma, a prescindere dai giudizi tecnici, sorge spontaneo chiedersi se Cassa del Trentino abbia tra i suoi compiti anche quello di speculare sui derivati.
Di certo c’è che il Trentino grazie a questa “copertura del rischio” ha già dovuto spedire oltremanica più di 2,5 milioni di euro cui si aggiungerà a breve la minusvalenza relativa al 2013.
Puntando ad un incerto 2029 il prof. Cerea dimostra di aver scordato la lezione di quel collega che si era reso conto di quanto il lungo periodo fosse una guida fallace per gli affari dato che, facendo i dovuti scongiuri, «in the long run we’re all dead».