Tav/Tac del Brennero, il finto progresso

 

Proponiamo alcune risposte all’editoriale di Mario Forni di martedì 11 febbraio 2014 su “L’Adige” Corridoio Brennero: perché va fatto. Forni non la prenda sul personale, ma metterla un po’ sul ridere fa capire meglio l’assoluto delirium tremens della Tav/Tac.

Innanzitutto Forni considera un’esigenza collettiva non procrastinabile essere dotati di una nuova linea ferroviaria veloce per andare da Trento a Monaco in 3 ore, risparmiando così ben un’ora e 11 minuti rispetto alla situazione attuale. Ci scusi, dove recuperiamo del tempo? Considera davvero questa la priorità in cui dobbiamo investire le nostre scarse, ahinoi, risorse pubbliche? Brigitte Foppa, capogruppo regionale dei Verdi, ha coniato il gioco di parole Tränitalia (“piangi Italia”) per definire le miserie del vettore ferroviario “di bandiera”. Fanno maggiormente gli interessi degli utenti italiani Öbb e DB, con le loro offerte convenienti, che spingono ad usare il treno anche per la vacanza. Per esempio un trentino che vuole andare in Austria e Germania per una vacanza in bici può portare il proprio mezzo quasi ovunque al di là del Brennero. Al di qua, al solito, miserie.

A proposito di servizio pubblico, le Olimpiadi invernali oggi le possiamo vedere in Trentino gratis, in chiaro e con un palinsesto ampio grazie ai contribuenti di Germania ed Austria, che finanziano Zdf e Örf. Accanto a Tränitalia ci può essere l’omologo gioco di parole (passiamo però all’inglese) cRai.

Forni non mette minimamente in discussione il paradigma dei sacri e gelosi custodi dell’ortodossia economica mainstream: più crescita, più PIL, più scambi, più merci. Le nuove forme di commercio di prossimità e a km zero sono promosse da alieni?

Veniamo ora agli interrogativi di Forni.

1) Perchè le ferrovie non devono strutturalmente essere adeguate ai nostri tempi?

Visto che la valle dell’Adige ha già uno o più fiumi, un’autostrada, una statale e tante provinciali, paesi vari, campi coltivati, vale la candela farne una gruviera costosissima (decine di miliardi di euro) o sederci e ragionare su una nuova politica di trasporti (non a livello locale, ma per lo meno europea)?

Interbrennero in rosso, poco lontana dalla sede di Trentino Trasporti, è il segno che piazza Dante non crede veramente nell’intermodalità. Il problema del “cambio della guardia” al Brennero potrebbe poi essere risolto domani estendendo la flotta di locomotori Siemens di nuova generazione che già RTC utilizza sulla ferrovia storica e che non necessitano di alcuna sosta al confine.

2) Perchè non battersi affinché i lavori vengano intrapresi con il minor disagio per i residenti e l’ambiente?

Fai della val d’Adige una gruviera (non sapendo nemmeno di preciso cosa c’è nella montagna), espropri ettari di terreni per mastodontici cantieri, prosciughi risorse idriche per l’eternità e ai cittadini cosa dai? Un mezzo per andare più velocemente al lavoro? No. Un miglioramento delle condizioni di vita? No.

Semplicemente un treno che attraversa a “manetta” la valle per portare merci varie (pochissime, tra l’altro, visti i dati del traffico merci degli ultimi 8 anni!) chissà dove.

3) Perchè non battersi perché nell’appaltare i lavori non ci siano infiltrazioni mafiose, speculazioni e sprechi?

Perchè i bambini rubano le caramelle dagli scaffali in cucina? Mafia, speculazioni e sprechi sono talmente intrisi nella nostra quotidianità, che non ce ne accorgiamo nemmeno. Anche qui nell’eccellentissimo Trentino. Appalti senza mafia, speculazioni e sprechi è un po’ come dire “Che cosa desideri? La pace nel mondo”.

4) Perchè non battersi affinché, ad opera conclusa, lo Stato intraprenda una politica dei trasporti intelligente, che sappia valorizzare le peculiarità di ogni vettore e metta un freno all’anarchia oggi esistente nel settore?

Da quando Forni è nato (durante il boom economico italiano) in Italia ci sono stati 39 diversi Ministri dei trasporti, non contando chi ha fatto doppietta o tripletta in più governi. Quindi è più facile trovare il Sacro Graal che avere una politica dei trasporti (o dell’energia, o in altri settori) italiana. Realizzare l’opera vuol dire mettere lì un qualcosa (di assurdamente costoso) senza una strategia. Cioè so che posso mandare a “manetta” le mozzarelle di bufala al Nord, ma per andare da Trento a Torino ci metto ancora 6 ore in treno e tante volte devo cambiare due volte, a Verona o Milano. Fino ad ora nessuno ci ha spiegato chi costringerà i camionisti olandesi e tedeschi nel 2050 a mettere le loro merci su una ferrovia che, visti i costi energetici e di manutenzione tripli rispetto ad una linea normale, costerà una follia? I nipoti di Rossi e Gilmozzi?

Intelligente è, ad esempio, il treno dell’Avisio, nato dal basso, con un profilo di costi “umano”, che dà servizio a chi abita nelle valli di Cembra, Fiemme, Fassa; è una soluzione per decongestionare le tre valli e per portare i turisti direttamente in treno. Ma era talmente normale, umana, dal “basso” che politici e alti funzionari provinciali l’hanno snobbata.

Caro Forni, i cittadini hanno bisogno di tante “vache nonese”, ferrovie comode e capillari per spostarsi per lo studio o il lavoro, per andare in ferie o a trovare amici. Delle “sbanfate” come quella della Tav ce ne facciamo poco. A proposito di sprechi e lungaggini, per portare la “vaca nonesa” da Marilleva a Fucine quanto ci vuole?