Tomo-vallo di Mori: Si metta imbragatura e si avvii un progetto partecipato per la messa in sicurezza del paese e delle sue frazioni

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La vicenda del tomo-vallo di Mori è l’emblema del metodo di governo di una classe politica ormai arrivata al capolinea, in grado di agire solo per decreti ed emergenze.
Il consenso non lo sa più né costruire né cercare.
L’imposizione è il suo pezzo forte e il suo ideale sarebbe il metodo montiano: «fare al riparo del processo democratico».
Il problema dei massi che cadono dalle rocce di Montalbano è noto da sempre, ma solo dopo gli anni 2000 si è ritenuto di dover intervenire in modo sistematico.
Eppure i massi stanno cadendo da secoli e secoli.
È probabile che in questi anni, non sia aumentata la frequenza di caduta, ma la percezione del pericolo e quindi la domanda di protezione. In ogni caso è giusto e doveroso porsi il problema di come proteggere l’abitato a rischio di qualche isolato impatto catastrofico.

Dopo anni di tentennamenti e assenza di stanziamenti, ora sembra finalmente arrivato il momento di risolvere radicalmente il problema. Per dirla con una terminologia recentemente in voga, sembra sia arrivato lo «sblocca Mori». Dopo l’allarme, scattato l’anno scorso quando un grosso masso violò il centro abitato di Ravazzone, le casse provinciali sembravano aprirsi con generosità per risolvere il problema nel suo complesso.
Si parlò subito di un primo stanziamento di 5 milioni di euro da trasferire al Comune perché ponesse in atto le misure e le opere necessarie a garantire la sicurezza dell’abitato.

È passato quasi un anno da quel giorno ed ora, finalmente, è arrivato il tempo del fare.
Ma, purtroppo, è arrivato nel modo peggiore che si potesse immaginare.
Improvvisamente la gente scopre di avere sopra la propria testa un ammasso roccioso instabile di 500 metri cubi (1300 ton per un dislivello di 250 metri, in pratica una bomba), che, per inciso, è lì in quella precaria situazione da secoli e secoli, ma solo ora, nella primavera del 2016, sembra aver deciso di crollare.
Mori è diventata all’improvviso una piccola Stava: negligenza per anni e anni delle amministrazioni locali e provinciali, ed ora improvvisamente, il catastrofico crollo. Un destino ineluttabile.
Ma tranquilli non succederà.
Noi trentini abbiamo la fortuna di avere la protezione civile «più efficiente del mondo» che in pochi mesi ci salverà. Tutto risolto, quindi.

Ci affideremo ai nostri angeli custodi, ai nostri valenti protettori, e riavremo la nostra sicurezza tornando finalmente a dormire tranquillamente nei nostri letti. Grazie mamma provincia, grazie assessore Mellarini! Avrete una medaglia al valore civile.

Ma come avverrà questo miracolo?
Presto detto: verrà costruita in pochi mesi un’opera gigantesca, ammassando migliaia di metri cubi di materiale roccioso in gabbioni per costruire una diga (o tomo) con fronte a valle di un altezza media 10-12 metri. Saranno distrutti da 1 a 2 ettari di fratte e orti di pertinenza. Il tutto per la modica spesa di 1 milione di euro.
L’obiettivo dichiarato è quello di evitare che i massi, che cadranno per la successiva demolizione del diedro pericolante, non colpiscano nemmeno con una scheggia le abitazioni.
Superata questa fase, il tomo risulterà fortemente sovradimensionato e le fratte più in alto saranno state devastate da una pioggia di massi volanti di varia pezzatura.
Qui termina il racconto dove la provincia ha recitato nel ruolo della Santa Provvidenza e l’assessore Mellarini nel ruolo di San Giorgio e il drago.

Ma siamo sicuri che questa è la soluzione giusta?
Siamo sicuri che non c’è tempo per decidere e chiamare la popolazione a un progetto partecipato?
Non è forse troppo alto il prezzo che Mori pagherà per la precipitosità di questo intervento?
Vale la pena infliggere una ferita così profonda al luogo più incantevole di questa martoriata borgata?
Chi lenirà la tristezza delle famiglie, confinanti con il lugubre tomo, per non poter più vivere in un luogo incantevole?

Qual’è il motivo di tale obbrobrio?
Il nostro appello al sindaco Barozzi e all’assessore Mellarini è questo: fermiamoci, siamo ancora in tempo. In quanto a disastri paesaggistici Mori ha già dato fin troppo in questo inizio di millennio.

Assessore Mellarini, qual’è il motivo di questa aggressività? L’urgenza per la sicurezza?
Se questo è il motivo c’è una soluzione d’emergenza più logica, efficace e sensata: mettiamo l’imbragatura al diedro pericolante.
Perché correre il rischio per altri 6, 7, 8 mesi?

Mettiamola questa imbragatura e iniziamo subito un processo di progetto partecipato per la messa in sicurezza di tutto il versante a ridosso del paese e delle sue frazioni.
Vedrà signor assessore che, alla fine, il buon senso della popolazione suggerirà la soluzione più giusta, sensata e più economica. Inoltre, con questo modo di procedere, eviterà di rinnovare l’esperienza di «amaro in bocca» che ha provato nella recente serata di presentazione della sua opera maldestramente imposta dietro motivi forse non del tutto assodati e chiari.

Movimento 5 Stelle Mori