Trento: allarme #criminalità

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Essere consapevoli di subire la “maledizione di Cassandra” non è assolutamente un vanto, soprattutto quando di mezzo c’è la sicurezza dei cittadini di Trento e provincia.

Sì, perché già nell’agosto scorso, a più riprese, abbiamo rilevato e diffuso la nostra preoccupazione circa l’incremento del tasso di criminalità e del degrado sociale. Un esempio? Cliccate qui e ancora qui.

In questi primi giorni del 2014, infatti, si sta “scoprendo”, come se fosse una novità, che siamo in pieno “allarme criminalità”, con episodi preoccupanti che avvengono ogni giorno (non solo di notte ma soprattutto alla luce del sole). Come nel caso delle rapine a mano armata al MercatoneUno di San Michele e alla Prenatal di Trento.

E i politici nostrani paiono essersi risvegliati dall’illusione di vivere in un’isola felice, in cui tutto è buono e perfetto e in cui il marcio è un fenomeno contenuto e minoritario.

No, non è (più) così. Gli abitanti della Provincia di Trento stanno facendo i conti con la paura più brutale e fastidiosa: non sentirsi sicuri nelle proprie strade, compiendo i semplici gesti della quotidianità, come andare a comprare un giornale o le scarpette per il proprio bambino.

E cosa si vuole fare? Mossi dalla convinzione che, nonostante i tagli alle Forze dell’Ordine per via della “spending review”, poliziotti, carabinieri e finanzieri bastano per combattere i fenomeni criminali (perché, dicono, tutti coloro che commettono un reato, subito dopo vengono arrestati), si propone di utilizzare i vigili urbani come supporto, armandoli anche di giorno.

Le criticità sono evidenti. Innanzitutto, mutuando la frase da un celebre spot televisivo, “prevenire è meglio che curare”. Perché dovere “accontentarsi” di inseguire il criminale a fatto compiuto, anziché sedersi attorno ad un tavolo e stilare un serio piano territoriale della sicurezza? Perché non provare a definire gli elementi necessari per promuovere azioni deterrenti anziché punitive e “post delictum”?

E, ancora. I vigili urbani dovrebbero fare i vigili urbani e non, in un certo senso, essere parte attiva di una “militarizzazione” della provincia trentina, come se l’uso delle armi fosse l’unico modo per interrompere l’ascesa della microcriminalità. Altrimenti – considerazione che può sembrare banale ma in realtà è più vera di quello che si può pensare – chi si occuperà della viabilità, delle contravvenzioni di chi viola il codice della strada e di tutto ciò che fa riferimento all’ordine cittadino?

No, noi del Movimento Cinque Stelle non ci stiamo. Vogliamo meno armi e più prevenzione. E soprattutto pretendiamo non un’azione che possa esaurire il suo effetto in pochi mesi (“cambiare tutto per non cambiare nulla”, per dirla alla Gattopardo) ma un piano programmatico che possa perdurare nel tempo.