Whirlpool in Trentino, serve un nuovo modello di sviluppo

Il disastro annunciato della Whirlpool in Trentino è la rappresentazione emblematica della situazione economica del Paese: nessuna politica industriale per favorire la produttività, assistenzialismo di Stato ai grandi gruppi industriali, senza alcuna garanzia sui livelli occupazionali, e tassazione insostenibile per le piccole e medie imprese. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: si sono aperti nuovi stabilimenti sul territorio che, però, sono serviti soprattutto a godere dei finanziamenti pubblici. A farne le spese sono sempre e solo i lavoratori: quasi 500 famiglie saranno travolte dalla chiusura della sede di Spini di Gardolo e almeno altre 300 persone, occupate nell’indotto, rischiano di non avere più prospettive. Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza, che impone di rivedere completamente il sistema industriale che si è affermato nel distretto produttivo di Trento.

La decisione della Provincia di acquistare i beni immobili dell’azienda ha posto le condizioni per una chiusura che, di fatto, è risultata più conveniente rispetto al proseguimento dell’attività produttiva. Per non parlare dei contributi e degli incentivi di cui ha beneficiato la società americana, pagati con i soldi di tutti i cittadini. Non è troppo tardi per correre ai ripari: serve un  piano di riconversione che garantisca il reimpiego di tutti i dipendenti. La Whirlpool non può prendere i soldi e scappare, deve assumersi le responsabilità di questa drammatica vicenda e fare la sua parte per restituire al territorio ciò che ha incassato in questi anni. Ma la politica deve fare ammenda dei propri errori: dove erano le istituzioni mentre l’azienda non investiva sulla ricerca, sull’innovazione, sul risparmio energetico e sulla competitività dei prodotti? Chi aveva la responsabilità di amministrare il territorio, cosa ha fatto per favorire lo sviluppo delle tante piccole e medie aziende che rappresentano le forze sane della nostra economia?

Non possiamo pensare di lasciare il tessuto sociale e produttivo nelle mani di multinazionali che saccheggiano le risorse finanziarie, sfruttano il capitale umano e poi chiudono i battenti badando unicamente all’andamento del titolo in borsa. Serve un nuovo modello di sviluppo. La linfa vitale del nostro Trentino sono le piccole imprese, l’economia locale è la leva su cui puntare per rilanciare una crescita sostenibile e favorire la competitività. Ma bisogna eliminare le ganasce che soffocano il motore produttivo del nostro territorio, a partire da una tassazione insostenibile. Il MoVimento 5 stelle ha proposto di intervenire sul cuneo fiscale, cancellare l’Irap e introdurre il microcredito alle imprese, recuperando i fondi dal taglio alla spesa pubblica e dagli assurdi sprechi come l’acquisto degli F35 o il mantenimento dei carrozzoni inutili e degli enti clientelari. Ridare ossigeno alla parte viva del Paese, alle piccole aziende che generano Pil e occupazione, all’economia reale e non alla speculazione finanziaria, è il solo modo per uscire dalla crisi.

Serve un nuovo modello di sviluppo