Da Valsugana News n.10/2025
Il 13 novembre si celebra la Giornata mondiale della gentilezza e mai come in questo periodo di grande conflittualità se ne sente il bisogno. Oggi, c’è però bisogno di coraggio per essere gentili perché la gentilezza viene spesso scambiata per debolezza, per fragilità.
Ma praticando la gentilezza, ciascuno di noi può rendere migliore il microcosmo in cui vive e contribuire a costruire un mondo migliore.
La gentilezza è infatti un valore mai abbastanza apprezzato nella nostra società dove si fa più strada a dire cose maleducate, possibilmente in pubblico e magari davanti a una telecamera.
In realtà, le persone gentili sono in genere persone migliori che hanno un buon concetto di sé, che sono soddisfatte della propria vita, che si piacciono, mentre gli arroganti e i prepotenti nascondono una grande insicurezza e un disprezzo verso se stessi che proiettano sugli altri. L’arroganza, infatti, è un male della società attuale dove è venuto a mancare il rispetto di un tempo.
Insegnanti che vengono aggrediti da genitori narcisisti che non riescono a rispecchiarsi in qualche insuccesso dei figli, ospedali che devono essere presidiati dalle forze dell’ordine per impedire che medici e personale sanitario vengano aggrediti e via discorrendo.
Sulla base della mia esperienza, la gentilezza è molto più di casa in Paesi poveri piuttosto che ricchi con l’eccezione, per la verità, del Giappone dove, evidentemente, è ancora vissuta come un valore. Ho ancora negli occhi un ragazzo che in un bus di Tokyo raccoglie il telefonino caduto per terra a una ragazza e nel consegnarglielo le fa un inchino. E l’inchino rivolto verso i passeggeri lo fa anche il controllore degli Shinkansen prima di spostarsi da una carrozza all’altra.
Invece mi ha sempre colpito da noi la facilità con cui oggi molti giovani usano rivolgersi a persone più anziane e che magari manco conoscono, con il tu anziché con il lei. È, a mio parere, una mancanza di rispetto e il rispetto è una componente della gentilezza. Non siamo infatti un Paese anglofono in cui non esiste questa forma di cortesia! Anche il rispetto per gli anziani è un valore che andrebbe recuperato in una società dove i vecchi vengono considerati solo un peso. Mi è sempre piaciuta la frase di un Autore che recita: “Da giovane ammiravo le persone intelligenti, da vecchio ammiro le persone gentili”.
La gentilezza comunque non è una dote naturale, ma va coltivata e comunque essere gentili non significa farsi calpestare. Una persona gentile, infatti, può o meglio deve anche essere assertiva nel senso che deve sapersi far rispettare, usando la fermezza necessaria, nell’esprimere le proprie opinioni, i propri sentimenti bisogni.
C’è da dire che certe persone sono sicuramente favorite da un carattere più dolce, ma molto conta l’educazione familiare. Innanzitutto i figli devono rispettare i genitori, ma anche viceversa. Giorni fa ho letto di un padre che è stato giustamente condannato perché umiliava la figlia undicenne con frasi offensive del tipo “Cicciona fai schifo…” e con un padre così si capisce perché quella bambina avesse problemi di peso. Ma non va bene neppure il bambino che prende a calci la madre o che le dice le parolacce.
Penso poi quanto sarebbe importante che soprattutto le persone che lavorano nella cura della persona, nell’ambito sanitario, nell’insegnamento o a contatto con il pubblico, dietro a uno sportello, avessero, come valore intrinseco, la gentilezza! Tutti vivremmo meglio e anche un lavoro pesante, di responsabilità o magari noioso, acquisterebbe senso e darebbe, a chi lo esegue, maggiore dignità e importanza.
Penso infine agli imprenditori o a chi ha compiti direttivi nel pubblico e nel privato: ciascuno di noi avrà assistito a qualche atto di sopraffazione o di umiliazione del dipendente. Queste persone non hanno capito che non trattando le persone con rispetto, con cortesia si creano tensioni, cala la motivazione e la collaborazione. Non si tratta solo di rapporti umani, ma di risultati aziendali; un ambiente oppressivo frena la creatività e l’innovazione e soprattutto allontana i talenti. Un imprenditore, un leader dovrebbe saperlo: il successo, alla lunga, passa anche attraverso la cura delle relazioni umane.
Insomma, vivere e lavorare con gentilezza diventa una scelta che dà valore a noi, agli altri e senso alla vita.
a cura di Paolo Degasperi, psicopedagogista e sociologo
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