La «Sperimentazione» per l’assistenza domiciliare riguarda tutti gli utenti!

«In merito al dibattito sull’assistenza domiciliare e alle franchigie aumentate “per sperimentazione” il M5S può forse aggiungere qualche utile elemento alla discussione. In risposta alla nostra interrogazione del 7 settembre 2015 (Interrogazione n°1968) l’Assessore Zeni ha rivelato che ad essere interessati dalla cosiddetta sperimentazione sulla assistenza domiciliare, legandola a parametri ICEF, non è un campione limitato di cittadini ma proprio tutti gli utenti che intendono beneficiare di questo servizio.
Ma quali sono i risultati sull’utenza? Il 20% degli utenti non è riuscito a presentare la dichiarazione ICEF in tempo, quindi può accedere ai servizi solo a tariffa massima. Degli utenti attivi circa il 4% ha rinunciato ai servizi di assistenza domiciliare, si presume perché non in grado di sopperire all’aumento dei costi. Infine i dati indicano come circa il 60% degli utenti abbia visto aumentare la propria spesa per l’assistenza domiciliare in seguito all’introduzione dei parametri ICEF.
Mentre l’Assessore esprime soddisfazione per questi dati noi li riteniamo preoccupanti: per noi coloro che sono coinvolti in quella che viene pudicamente chiamata “sperimentazione” sono persone, non numeri, e noi continuiamo ad avere segnalazioni da tutto il Trentino di situazioni anche drammatiche legate a queste scelte della Provincia. Facciamo un esempio pratico: oggi come oggi per un pensionato gravemente non autosufficiente, con una pensione di 800 euro al mese e casa di proprietà anche una spesa di 18 euro all’ora comporta un aggravio assai pesante ed è piuttosto semplice che con i parametri ICEF finisca per pagare una cifra simile. Stiamo parlando di persone che PER VIVERE abbisognano di sostegno e per le quali anche un aumento di pochi euro all’ora può voler dire la differenza fra riuscire a farsi comperare qualcosa da mettere in tavola a fine mese o fare la fame. Questa è la drammatica realtà dei fatti, che i numeri forniti dagli “sperimentatori” non sono in grado di cogliere. Cosa pensate dunque che succeda quando una persona o una famiglia con questo genere di problemi si trova a dover far fronte ad un aumento delle spese per l’assistenza domiciliare? Ciò che accade è che queste persone se appena possono dopo un po’ rinunciano ad usufruire all’assistenza domiciliare rivolgendosi a “prestatori d’opera” in nero, con tutti i rischi e i problemi del caso, ma del resto la loro condizione economica non da loro grandi alternative. È presumibile che buona parte di quel 20% di utenti che non ha presentato l’ICEF per tempo abbia scelto di muoversi in questo senso, così come quel 4% che dopo aver toccato con mano l’aumento delle tariffe non ha più voluto o potuto avvalersi dell’assistenza domiciliare. Però di queste situazioni ai decisori provinciali non importa, preferiscono nascondersi dietro i numeri per disumanizzare il problema e procedere con le “razionalizzazioni” che come sempre vengono messe in atto sulla pelle dei cittadini più deboli e letteralmente meno capaci di difendersi.
Si può risolvere il problema della razionalizzazione della spesa pubblica facendo pagare di più malati gravi e indigenti? Non sarebbe meglio limitare o eliminare gli sprechi provinciali dei quali si ha notizia ogni giorno? Dal nostro punto di vista naturalmente si, ma forse è molto più facile agire in questo modo senza così dover mettere mano ai reali problemi che si annidano nella macchina amministrativa».

Cons. prov. Filippo Degasperi
Gruppo consiliare MoVimento 5 Stelle