Prima mozione M5S è sull’open source

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:Riduzione costi

dal giornale online del www.consiglio.provincia.tn.it 

Sui pc messi a disposizione dei gruppi del Consiglio provinciale sono sono stati installati Microsoft Windows 8 e Microsoft Office 365. Il che è “in evidente contrasto con quanto prevede la legge 16 introdotta dalla stessa Provincia del 2012″. A rilevare l’incongruenza e a chiedere con una mozione presentata oggi all’assemblea legislativa di porvi rimedio, sono Manuela Bottamedi e Filippo Degasperi del gruppo consiliare 5 Stelle. I due ricordano che la normativa provinciale stabilisce di rendere pubblici e sempre accessibili tutti i dati come pure la sicurezza e la trasparenza del loro trattamento. E dispone “la promozione della società dell’informazione e dell’amministrazione digitale e per la diffusione del software libero e dei formati di dati aperti”. In particolare all’articolo 8 la legge prevede che “La Provincia promuove e sostiene sul territorio le buone prassi nelle ICT basate sull’adozione e l’utilizzo di dati e di protocolli di comunicazione e scambio dati standard aperti e sullo sviluppo e l’adozione di software rilasciati con licenza FLOSS (Free Libre Open Source Software).”

L’esempio del Comune di Rovereto.
Bottamedi e Degasperi evidenziano come gli enti pubblici del Trentino stiano iniziando a capire che i dati che gestiscono non sono di proprietà della pubblica amministrazione, ma dei cittadini stessi. E dunque vanno resi disponibili, ad eccezione di quelli sensibili. L’accesso a questi dati va garantito nel tempo con strutture sottratte a logiche commerciali che impongono il cambio di formato per ragioni di cassa/marketing. I due consiglieri porta no ad esempio di questa consapevolezza il Comune di Rovereto, che ha adottato da tempo il software open-source rispondente a questo nuovo paradigma: per gestire un dato aperto va usato software aperto a meno che non sia assolutamente necessario il contrario per questioni operative inderogabili.
Tanto più che “il software closed-source ha dei costi che la pubblica amministrazione non può più sostenere.

Meno costi e un cambiamento di logica.
Dal punto di vista economico, è stato calcolato che il costo gestione per una macchina in ambiente closed-source si attesta in un range tra i 1000 ed i 1500€. Ma anche dal punto di vista sociale e strutturale, la gestione delle licenze è un’attività rischiosa e altamente improduttiva. “Ci vuole molto tempo per gestire i vari bundle di licenza, le scadenze e gli aggiornamenti sono sempre de sincronizzati. Il Comune aveva una persona dedicata prevalentemente a questi compiti con un’alto carico d’errore”. Bottamedi e Degasperi osservano che la normativa provinciale cambia il punto di vista sul software: bisogna giustificare la ragione per cui si utilizza il software closed al posto del software open-source.

La Giunta applichi la legge con la sostituzione di qualsiasi software.
Rendendo liberi i dati di fatto si crea un valore aggiunto, partendo dal valore sociale per arrivare ad un valore economico, ci sono aziende che hanno fatto delle consulenze di migrazione da software chiuso ad open-source un business. Con la loro mozione i due consiglieri propongono quindi al parlamento trentino di impegnare la Giunta provinciale ad applicare la legge provinciale 16/2012 a tutti gli uffici dell’amministrazione pubblica con la sostituzione di qualsiasi software closed-source con versioni open-source.

Il testo integrale della mozione:

Nella LP 16 del 27 luglio 2012 la Provincia riconosce la centralità dei dati pubblici, la loro accessibilità completa e permanente, la sicurezza e trasparenza del loro trattamento come valori inderogabili, nella legge si parla di “Disposizioni per la promozione della società dell’informazione e dell’amministrazione digitale e per la diffusione del software libero e dei formati di dati aperti” in particolare all’art.8 “La Provincia promuove e sostiene sul territorio le buone prassi nelle ICT basate sull’adozione e l’utilizzo di dati e di protocolli di comunicazione e scambio dati standard aperti e sullo sviluppo e l’adozione di software rilasciati con licenza FLOSS (Free/Libre/Open Source Software).”

Le amministrazioni stanno iniziando a porsi la domanda se stanno utilizzando i dati in maniera corretta, in quanto hanno capito che i dati che gestiscono non sono di proprietà della pubblica amministrazione, ma dei cittadini stessi, vanno resi disponibili, ad eccezione di quelli sensibili. L’accesso a questi dati va garantito nel tempo, è necessario che la sua struttura rimanga costante nel tempo e non sia legata a logiche commerciali che impongono il cambio di formato per ragioni di cassa/marketing.

L’adozione del software open-source è una linea di indirizzo adottata dal Comune di Rovereto da tempo, rispecchia un nuovo paradigma: per gestire un dato aperto va usato software aperto a meno che non sia assolutamente necessario il contrario per questioni operative inderogabili.

Attualmente lavorano su circa 450 macchine adottando Linux per eseguire i più svariati computi:

  • thin clients che si connettono via RDP per eseguire una sessione Windows all’interno di un ambiente Linux (aiuta a mitigare lo shock di migrazione)
  • office automation ⇒ OpenOffice
  • programmi per community ⇒ Zimbra (mail, calendar, contatti, …)
  • Hylafax ⇒ software centralizzato per fax
  • Asterisk ⇒ gestione del centralino
  • Samba  ⇒ come file server

Il software closed-source fondamentalmente ha dei costi che la pubblica amministrazione non può più sostenere, sia dal punto di vista economico, è stato calcolato che il costo gestione per una macchina in ambiente closed-source si attesta in un range tra i 1000 ed i 1500€, sia dal punto di vista sociale e strutturale. La gestione delle licenze è un’attività rischiosa, costosa ed altamente improduttiva.

Ci vuole molto tempo per gestire i vari bundle di licenza, le scadenze e gli aggiornamenti sono sempre desincronizzati, il Comune aveva una persona dedicata prevalentemente a questi compiti con un’alto carico d’errore.

L’attuale normativa cambia il punto di vista sul software: bisogna giustificare la ragione per cui si utilizza il software closed al posto del software open-source.

Rendendo liberi i dati di fatto si crea un valore aggiunto, partendo dal valore sociale per arrivare ad un valore economico, ci sono aziende che hanno fatto delle consulenze di migrazione da software chiuso ad open-source un business.

I Gruppi consiliari sono attualmente dotati di nuovi personal computers sui quali sono stati installati Microsoft Windows 8 e Microsoft Office 365, in evidente contrasto con quanto legiferato.

Tutto ciò premesso Il Consiglio della Provincia autonoma di Trento

impegna la Giunta provinciale ad:

  • applicare la sopracitata legge provinciale n. 16/2012 a tutti gli uffici dell’amministrazione pubblica con  la sostituzione di qualsiasi software closed-source con versioni open-source.