Raccolta, gestione e riciclo a Trento di rifiuti RAEE


I rifiuti elettronici (ed elettrici) sono ciò che rimane di apparecchiature che per un corretto funzionamento hanno avuto bisogno di correnti elettriche o di campi elettromagnetici. Le concentrazioni massime di elementi quali piombo, mercurio, cromo, bifenili polibromurati e eteri di difenile polibromurati sono nell’ordine dello 0,1% (tranne il cadmio che è limitato a 0,01%) del peso di materiale omogeneo. Parliamo di elementi altamente inquinanti ma anche troppo spesso di pregio sul mercato.

Troppo spesso, malgrado le iniziative da Bruxelles per promuovere i rifiuti come risorsa preziosa, questi sono spesso spediti via mare in Africa ed Asia e verso le economie in forte espansione. Invece di essere riutilizzati in Europa. La direttiva europea 2002/95/CE sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) impone la raccolta differenziata per i RAEE, introducendo il principio del ritiro dei vecchi apparecchi al momento dell’acquisto di nuovi.

In Italia la direttiva è stata recepita col decreto legge 151 del 2005 – entrato in vigore 3 anni più tardi – che prevede la possibilità per i produttori di applicare un sovrapprezzo definito (detto visible fee) sui propri prodotti, al fine di ammortizzare i costi sostenuti per il recupero e il riciclo dei RAEE, garantire il ritiro dei vecchi apparecchi e gestire il riciclo dei rifiuti elettronici, salvaguardando l’ambiente e la salute umana.

Nonostante la normativa lo vieti, i tre-quarti dei RAEE prodotti in gran parte negli Usa ed in Europa raggiungono illegalmente Cina – massima importatrice – India e Africa occidentale. Solo un terzo di quel materiale nocivo, infatti, è destinato al recupero e al riciclo, mentre la maggior parte sfugge ai controlli e riempie discariche abusive, miniere abbandonate o cave di ghiaia, dopo aver naturalmente fruttato ingenti guadagni a coloro che gestiscono illegalmente questi traffici.

Senza dimenticare le gravi responsabilità di quei produttori europei che in tal modo riescono a eludere i costi delle normative ambientali. In Ghana, dove l’85% dei container illegali carichi di rifiuti elettronici provengono dal Vecchio Continente, Greenpeace ha rilevato concentrazioni 100 volte superiori a quelle normali di piombo, cadmio e antimonio nei suoli dove i RAEE vengono bruciati a cielo aperto (discarica di Agboglobshie, nella capitale Accra e cantiere della città di Korforidua), riscontrando presenze preoccupanti anche di altri veleni quali diossine, cloro e bromo.

Chi lavora al recupero dai rifiuti di metalli da vendere come il rame e l’alluminio sono inoltre molto spesso bambini, costretti a lavorare in condizioni di totale sfruttamento e senza il rispetto delle minime misure di sicurezza. I giovani smontano e fondono i rifiuti, mentre i fumi sprigionati da queste operazioni esalano tossine e sostanze nocive che contaminano suolo, aria e acqua, mettendo a repentaglio la salute dei lavoratori stessi e degli abitanti di quei territori.

Come consiglieri del Movimento 5 Stelle di Trento, proprio perchè riteniamo che una Provincia ed un Comune alpini come i nostri debbano essere di esempio a tutte le altre Regioni sulla trasparenza, raccolta, reciclo e trattamento dei materiali recuperati con il sistema della raccolta differenziata abbiamo presentato un interrogazione al fine di aumentare l’informazione ai cittadini per aumentare la loro consapevolezza rispetto alla pericolosità sanitaria ed ambientale e alla potenzialità economica dei RAEE per arginare cosi il fenomeno dello smaltimento illegale e combattere quello delle discariche abusive, aumentando il corretto conferimento nei siti di raccolta oltre a migliorare i sistemi di raccolta proponendo ed obbligando i distributori ad attuare la pratica del ritiro «uno contro uno» nei punti vendita e garantendo cosi piena collaborazione al consumatore che deve smaltire un RAEE. (ad esempio inserendo la clausola in concessione).

I consiglieri Comunali M5S Trento
Andrea Maschio

Paolo Negroni
Marco Santini