Incontro pubblico con la cittadinanza sui quesiti referendari dell’8 e 9 giugno 2025

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Cognola, Sala Multifunzionale, 28 maggio 2025

Introduce l’incontro Giuliano Pantano: afferma che questa campagna referendaria è molto importante per i lavoratori in quanto offre la possibilità di riappropriarsi delle conquiste costate lacrime sangue ai lavoratori che riguardano i diritti del lavoro. Le destre invece stanno boicottando questi referendum.

Alex Marini presenta la deputata europarlamentare del M5sS Valentina Barzotti che è collegata online. E’ una persona qualificata con due lauree una scienze politiche, una in giurisprudenza ed è nella commissione del lavoro in Europarlamento. Ecco in sintesi il contenuto del suo intervento.
“Noi riteniamo che il Jobs Act sia stata una delle peggiori riforme sul lavoro dagli anni ’90 a questa parte, avendo contribuito a creare un mercato del lavoro povero, che offre un lavoro povero, non soltanto di salario che è già gravissimo, ma anche di futuro per i nostri giovani, che se ne vanno all’estero alla ricerca di condizioni lavorative più favorevoli. Sicuramente questi referendum andranno ad intervenire in modo preciso e puntuale su alcune norme del lavoro e andranno a ripristinare un po’ di giustizia sociale, un po’ di equità e un po’ di equilibrio all’interno del mercato del lavoro. Noi stiamo combattendo una battaglia molto importante: ancora oggi siamo nelle piazze, convinti della pessima legge Jobs Act e della necessità di questo referendum che deleghi integralmente alla magistratura la quantificazione delle mensilità di risarcimento per un lavoratore licenziato. Liberiamo il campo da un grande equivoco: la legge attuale parla di un’indennità fissa, appunto di sei mensilità, ma questa rigidità del criterio dell’indennità è già stata ritenuta incostituzionale dalla Corte Costituzionale in diverse occasioni. Questo quesito mette al centro il diritto al lavoro come diritto fondamentale e significa che il licenziamento se è giustificato ha un senso, se invece è invalido, quindi non c’è un motivo valido, è necessario che il lavoratore venga risarcito adeguatamente in modo congruo e questo lo si può valutare solo sulla base del caso concreto. Inoltre al lavoratore deve essere garantita anche la possibilità di riottenere il posto di lavoro. Non è una questione di mettere l’uno contro l’altro le imprese contro i lavoratori; è il tema di porre un limite all’arbitrio del datore di lavoro, perché nel momento in cui c’è un licenziamento che è invalido bisogna andare a risarcire il lavoratore, stiamo parlando di un qualcosa che è già stato dichiarato incostituzionale.”

Prende la parola Roland Caramelle, sindacalista della CGIL: presenta dettagliatamente i dati che evidenziano la precarietà del lavoro attuale e la povertà dei salari.
L’Italia soffre le condizioni peggiori rispetto alla UE e questo trend va peggiorando da almeno 25 anni. Mettere al centro il lavoro e i lavoratori è un atto in controtendenza.
Bisogna diminuire il gap tra ricchi e poveri che è andato crescendo. Nelle imprese con più di 15 dipendenti dal 2015 chi subisce un licenziamento illegittimo non può essere integrato. Con il referendum questo diritto viene ripristinato perché il lavoro non può essere una merce. Spiega quindi l’importanza del SI’ dettagliatamente, punto per punto: per fermare i licenziamenti illegittimi, per dare più tutela ai lavoratori delle piccole imprese, per ridurrre il lavoro precario, per garantire più sicurezza sul lavoro.

Interviene quindi Antonello Patta del CPN di Rifondazione Comunista: affronta il problema di riuscire a raggiungere il quorum necessario per rendere validi gli esiti referendari, a causa della disaffezione al voto dei cittadini. La gente è stufa di questa situazione e si rifiuta di andare a votare. Queste leggi inique hanno creato divisioni e rivalità tra i lavoratori, in quanto ognuno, pur svolgendo le stesse mansioni, è stato assunto con un contratto differente. I SI’ a questo referendum insomma miglioreranno le condizioni dei lavoratori e renderanno il lavoro più sicuro e stabile. Dagli anni ’90 abbiamo assistito a un’offensiva contro i lavoratori, con l’abolizione della scala mobile, che impedisce di recuperare l’inflazione, la diminuzione del costo del lavoro, che viene reso più ricattabile anche per i 1000 profili lavorativi con altrettanti conseguenti contratti diversi. Sia i governi che si sono succeduti i questi anni, sia i Sindacati hanno accettato di fatto questa logica. Il paese ha massacrato il mondo dei lavoratori che hanno perso potere di acquisto in modo clamoroso: impresa e finanza sono la stessa cosa. Queste politiche hanno fatto male al Paese che ha perso punti di produttività e stiamo scendendo vertiginosamente nel PIL anche nei confronti della UE che pure sta regredendo. Questi referendum sono un’occasione imperdibile per riprenderci i nostri diritti.

Si sono succeduti diversi interventi da parte dei cittadini presenti, quindi l’incontro si è chiuso con la soddisfazione di aver riscosso molto interesse da parte del folto pubblico presente.

a cura del Comitato di redazione


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