Da Valsugana News n.9/2025
Anche quest’anno ho avuto il piacere di assistere a Levico Terme a un incontro con due grandi psicoterapeute italiane, la decana della psicologia italiana, Silvia Vegetti Finzi e la psicoanalista milanese Laura Pigozzi sul tema “Le età della donna” e questo grazie all’iniziativa della brava dott.ssa Elena Libardi, bibliotecaria di Levico, in collaborazione con la “Piccola Libreria” e con le Terme.
Ha dato avvìo all’incontro Laura Pigozzi che, grazie ai suoi numerosi pazienti, ha un ampio osservatorio sui problemi psichici e comportamentali della società odierna, ma altri spunti li ricava da quanto le scrivono le sue lettrici che spesso attingono ai social come il video su Istagram dedicato dalla figlia di Licia Colò alla madre in occasione del suo compleanno.
E’ proprio da questo video che la psicoanalista ha estrapolato alcune frasi per poi commentarle: “Io e mia madre siamo una cosa sola”, “Come potrei vivere senza mia madre?”, “Non posso immaginare una vita senza di te; senza di te sarei persa”. Frasi, in realtà, inquietanti dette da una giovane figlia che riecheggiano la straziante poesia di Pierpaolo Pasolini, “Supplica a mia madre” in cui il poeta, scrittore, regista dichiara l’amore angoscioso per sua madre:[…] “Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data”[…] e sappiamo come la vita di Pasolini sia stata tormentata e la sua fine tragica.
Giustamente, la Pigozzi è critica nei confronti di questi rapporti simbiotici che oggi appaiono normali, ma che in realtà nascondono molte paure e insicurezze nell’affrontare la vita.
Una madre – dice – deve sciogliere i lacci che tengono legata a lei una figlia per permetterle di diventare donna e amare in lei anche e soprattutto le cose in cui non le assomiglia. Quello tra madre e figlia non dev’essere un amore che occupa tutto lo spazio.
Oggi, dice la Pigozzi, si registra una regressione nelle madri; in Italia, il 46% non lavora e questo è dovuto sicuramente alla difficoltà di trovare un’occupazione, ma per un numero crescente di loro che evidentemente se lo possono permettere, è divenuta una scelta. Si lascia il lavoro per dedicarsi completamente ai figli rinunciando a una vita di relazioni e a realizzarsi in una professione.
Va peggio degli anni ‘50 anche perché una volta le madri si fidavano, ad esempio, della scuola, affidavano con fiducia il loro bambino ad altri. Oggi prevale la paranoia; le madri temono che la maestra, in qualche modo, possa nuocere al loro bambino o temono che la maestra sia più brava di loro… Anche perché la paronoia nasce da una vergogna delle nostre paure, delle nostre insicurezze, delle nostre insufficienze; quello che non ci piace di noi o che temiamo di noi lo proiettiamo e lo riversiamo addosso agli altri.
La Pigozzi racconta (questo episodio introduce il suo nuovo libro “Non solo madri” – ed. Raffaello Cortina) di una bambina di circa 7/8 anni che in treno aveva chiesto alla mamma chi era prima di diventare sua madre. Lei, un po’ imbarazzata, le rispose: “Sono solo tua mamma”, deludendo la curiosità della bambina che intuiva che sua madre era stata altro prima di essere madre, una donna innanzitutto.
Certo, una donna con le sue difficoltà, le sue angosce, nel diventare adulta, ma anche nel diventare madre, anche se nella nostra società, la donna che è anche madre, è più amata perché più rassicurante, meno imprevedibile.
La bambina, spiega la Pigozzi, voleva sapere cosa significa essere donna, magari voleva sapere se sua mamma aveva amato altri prima di suo papà, se come donna, oltre che come madre, si sentiva appagata, se aveva realizzato i suoi sogni di ragazza perché esiste un prima e un dopo dell’essere madre e deve continuare a esistere.
La Pigozzi, concludendo, dice che nel nostro tempo c’è un ritorno della donna al suo ruolo di accudimento che può diventare, da parte dell’uomo, pretesa di essere sempre a disposizione, anche come corpo ed è da ciò che nasce la violenza nei suoi confronti quando ciò non avviene.
E’ intervenuta quindi Silvia Vegetti Finzi che, considerata anche la sua età, ha parlato della donna nel suo ruolo di nonna. Ha evidenziato come i nonni non sono mai stati così importanti e centrali per i figli come nel nostro tempo sia per il loro sostegno economico che per l’organizzazione della loro famiglia.
Anche nelle separazioni, purtroppo sempre più frequenti, i nonni garantiscono una continuità di vita famigliare che viene bruscamente interrotta.
La Vegetti sottolineava che i nonni non sono i genitori e che spesso si tende a sostituirli, anche se non è giusto perché i nonni hanno una loro vita e loro interessi da coltivare. Certo, i nipoti possono costituire una continuità alla vita sociale che s’interrompe con l’andare in pensione, ma dentro certi limiti. Non è poi compito dei nonni educare i nipoti, ma possono aiutarli a valorizzare i loto talenti. Ai nonni, poi, è concesso anche permettere ai nipoti delle piccole trasgressioni facendo però sempre attenzione a non interferire nella vita dei figli.
Più che consigli, dice la Vegetti, i nonni devono dare testimonianze! Non hanno più la responsabilità di educare e mentre i genitori mirano al successo dei figli, per i nonni questo non ha importanza; li amano per quello che sono, con i loro limiti, i loro difetti anche perché la perfezione è una richiesta persecutoria!
In realtà, lei afferma, c’è poca letteratura sui nonni e quindi la “nonnità” va un po’ inventata. Anche perché non sempre ci sono dei nipoti, ma si possono avere rapporti con altri bambini senza fissarsi sulla biologia perché l’invecchiamento comporta spesso solitudine che può portare alla depressione per cui è importante avere delle relazioni e coltivare delle amicizie.
La vecchiaia è anche l’età della memoria e mi è piaciuto l’invito che, infine, la Vegetti ha fatto ai nonni di recuperare la loro biografia da lasciare in eredità alle nuove generazioni. Penso, infatti, che a tutti noi sarebbe piaciuto conoscere la storia dei nostri nonni e invece conosciamo a stento quella dei nostri genitori
a cura di Paolo Degasperi, psicopedagogista e sociologo
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