Presidio Pro Palestina in Piazza Dante a Trento: una voce di solidarietà alla resistenza palestinese

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Un’assemblea di cittadine e cittadini contro l’aggressione a Gaza
Il gruppo “Assemblea di solidarietà alla resistenza palestinese” nasce dall’impegno spontaneo di cittadine e cittadini che, fin dai primi giorni del conflitto, si sono mobilitati per denunciare l’aggressione militare di Israele contro la popolazione civile palestinese. Persone comuni che, con coraggio e determinazione, hanno scelto di dare voce a chi voce non ha.

In sinergia con diverse realtà del territorio, il collettivo si riunisce settimanalmente presso la Facoltà di Sociologia di Trento. Da allora, ha promosso presidi, cortei e manifestazioni, tra cui una marcia non autorizzata che ha attraversato il centro città fino alla stazione ferroviaria, in segno di protesta contro la rottura della tregua da parte di Israele.

Quella manifestazione ha avuto un costo alto: quindici attivisti sono stati denunciati e dovranno affrontare individualmente le spese legali.

Dalla protesta in strada alle frontiere chiuse
Nonostante le difficoltà e le repressioni, l’impegno del gruppo non si è fermato. Una delegazione ha cercato di portare aiuti umanitari a Gaza passando per il valico di Rafah, ma è stata bloccata al Cairo. Anche in quell’occasione, la protesta è proseguita: di fronte al Parlamento Europeo a Bruxelles, i manifestanti hanno denunciato il silenzio complice delle istituzioni europee davanti alla tragedia in corso.

Un genocidio sotto gli occhi del mondo
“Perché di genocidio si tratta.

Dopo due anni di massacri ampiamente documentati, è sempre più difficile negare l’evidenza. La parola “genocidio”, troppo a lungo impronunciabile al di fuori del contesto della Shoah, oggi può – e deve – essere utilizzata per descrivere la sistematica distruzione del popolo palestinese.

L’attivista Paolo Voltolini sottolinea con forza:

“Questa tragedia richiama l’Olocausto. E ancora oggi ci si chiede come sia stato possibile che, durante la persecuzione nazista degli ebrei, nessuno sia intervenuto. È esattamente ciò che accade ora.”

Il paragone è forte, ma necessario: la persecuzione di un popolo da parte di un potere tecnicamente avanzato, militarizzato e sostenuto da alleanze internazionali è un meccanismo che si ripete.

Il presidio in Piazza Dante: informare, agire, resistere
Davanti alla stazione ferroviaria di Trento è stato allestito un presidio fisso: una tenda bianca e un tavolo informativo come segni visibili di una presenza attiva e cosciente. Il presidio ha tre obiettivi principali:

1. Boicottaggio dei prodotti israeliani
Si invita la cittadinanza a non acquistare merci provenienti da Israele, chiedendo anche a catene di distribuzione come SAIT e COOP di interromperne la vendita.

2. Sensibilizzazione dell’opinione pubblica
Il presidio offre informazioni chiare e documentate su quanto sta accadendo a Gaza, smascherando la narrazione dominante e denunciando l’intento di occupazione permanente da parte dello Stato israeliano.

3. Interruzione delle collaborazioni locali con il sistema-Israele
Si chiede a enti come l’Università di Trento, la Fondazione Bruno Kessler e l’Hub Innovazione Trentino di sospendere ogni collaborazione accademica e tecnologica con realtà israeliane. Un gesto concreto di dissenso e resistenza collettiva.

L’obiettivo è anche opporsi alla crescente “israelizzazione” delle nostre città: sorveglianza pervasiva, riconoscimento facciale, zone rosse permanenti, un controllo sociale sempre più simile a quello imposto nei Territori Occupati.

La tecnologia come strumento di repressione
Durante il presidio, Paolo Voltolini ha ricordato il ruolo dell’IBM nella Germania nazista, quando fornì sistemi di schedatura usati per identificare e deportare milioni di persone. Oggi, afferma Voltolini, tecnologie analoghe vengono impiegate da Israele per il controllo della popolazione palestinese.

Anche Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per i Diritti Umani, parla apertamente di: “complicità aziendale e accademica nel sistema di occupazione e genocidio” nei Territori Palestinesi Occupati.

Conclusione: restare umani
Quello che stiamo vivendo è un momento storico decisivo. Un’occasione per non restare indifferenti. Per scegliere da che parte stare. Per affermare, con chiarezza e coraggio, che la solidarietà alla resistenza palestinese è un dovere morale e civile.

Abbiamo poco da perdere, se non la nostra umanità.

A cura del comitato di redazione

 


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