C’È BISOGNO DI PADRE – il 19 marzo si celebra la Festa del papà, ma qual’è oggi il suo ruolo?

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Da “Valsugana News” n. 2/2024

Occorre dire che ai giorni nostri un padre non si sente più minacciato nella sua virilità nel portare a spasso il suo piccolo e questo è solo uno dei segni che molto è cambiato nella percezione della paternità, ma non sempre in positivo e ne spiegherò il perché.

Il ruolo del padre, infatti, dalla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, è passato dall’essere autoritario, via via sempre più permissivo, perdendo quindi quell’autorevolezza quanto mai necessaria per crescere figli sicuri, ma anche educati, autonomi e proiettati nel mondo.

Ho potuto constatare, infatti, come la mancanza di una figura paterna presente e autorevole porti, soprattutto i figli maschi, ad essere insicuri, indecisi e privi di quella grinta necessaria per affrontare le sfide che la vita presenta.

È vero che oggi questo ruolo autorevole è messo in crisi anche dalle sempre più frequenti separazioni per il fatto che molti padri, quando si trovano a gestire i figli nei loro fine settimana, non se la sentono più di impegnarsi a porre delle regole, a dire dei no.

È più facile che dicano sempre si correndo il rischio di far percepire al proprio figlio come tutto possa essere dovuto e scontato togliendo dal loro orizzonte di esperienza la naturale mortificazione del limite che prima o poi incontreranno. E comunque sempre più i figli hanno come riferimento dei padri “pallidi” che scimmiottano il ruolo materno e che più affettivo che normativo, figli che inoltre si ritrovano invischiati con una madre che per motivi diversi li tiene legati a sé non avendo un marito o un compagno che l’aiuti a separarsi da loro. Il risultato è che oggi ci ritroviamo ragazzi sempre più fragili e ansiosi che finiscono per rinchiudersi in casa paura di affrontare la vita.

Occorre dire che mentre per una ragazza ciò che conta è che suo padre, anche svalorizzato, l’abbia riconosciuta e amata in quanto femmina, per un figlio maschio il legame col padre è assolutamente fondamentale, è la sua colonna vertebrale. Tutto il narcisismo di un ragazzo, cioè il suo piacersi,  il suo apprezzarsi, è costruito intorno a un’identificazione col padre. Per diventare un adulto solido, ha bisogno di aver avuto un papà di cui sia stato fiero, che egli abbia ammirato, ma che abbia saputo anche trasmettergli un codice paterno fatto di regole e di limiti da rispettare, ma anche di desideri da realizzare, di principi e valori che sappiano dare senso alla sua vita.

Oggi i genitori e in particolare molti padri, danno più importanza allo star bene assieme piuttosto che all’aspetto educativo che prevede anche una sgridata e una punizione, quando servono. Lo psicoanalista Massimo Recalcati (“Cosa resta del padre?”) sostiene che molti genitori odierni soffrono di una nuova grande angoscia e cioè dell’esigenza di sentirsi amati dai loro figli, ma per risultare amabili è necessario dire sempre di si eliminando così il disagio del conflitto.

Ora è bene che i padri abbiano fatto emergere la parte femminile di sé legata ai sentimenti e alle emozioni, ma non va bene che in questo percorso che ha reso più bello il loro rapporto con i figli, abbiano rinunciato a esercitare il loro ruolo di guida. Fanno gli amiconi, ma i figli hanno già i loro amici! Intendiamoci, è importante che il padre sia affettuoso, amorevole, giochi con i figli, dedichi loro del tempo, ma è altrettanto importante che educhi.

È vero che oggi entrambi i codici, affettivo e normativo, sono attuati sia dal padre che dalla madre, ma spesso c’è una preponderanza di codice materno e quando quello paterno è assente o debole succede, non raramente, che il ragazzo vada fuori strada o, oggi sempre più spesso, rivolga il suo disagio contro se stesso.

Vorrei concludere con le parole dello psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet (“Un nuovo padre”): “Occorre un padre che offra al figlio un modello nei cui aspetti più positivi potrà identificarsi, ma che potrà permettersi anche di sfidare perché sa che è sufficientemente forte per sostenere un conflitto. Un figlio che coltiva sogni e ideali diversi dai suoi fino a dire: ‘Io non diventerò mai come te!’ Ben sapendo di avere di fronte una ‘controparte’ abbastanza solida da reggere i suoi attacchi senza che la relazione venga distrutta.”

 

di Paolo Degasperi (psicopedagogista e sociologo)