Costi della politica, M5S del fare, Pd del pensare…

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Da un po’ mancano dagli schermi televisivi le parodie del Sindaco di Firenze, che non si può dire facciano parte del genere comico, ma più di un neorealismo del Terzo millennio.

Il Pd si diletta nel pensare (basti dare una scorsa ai “torroni”- tesi congressuali propugnate dai tre candidati alla segreteria trentina) seguendo il marchio di fabbrica, dal 1968 sinistra-che-si-sente-culturalmente-superiore.

Nel “fare” invece la specialità sono le manovre stile Dc old style. In Pd e Dc c’è la parola “democrazia”, ma il “numero” che vogliono fare Renzi e Napolitano è democratico?

Torniamo ai “torroni trentini”. Il blabla domenicale è ora quello sui costi della politica, in vista delle primarie. La promessa solenne dichiarata a L’Adige è quella della riduzione dei costi della politica.

Nel merito, sui costi della politica, Pd è del pensare, M5S del fare. Per risparmiare verbosità, basterebbe una semplice frasetta: «Sui costi della politica seguiremo quanto fa M5S a livello locale e nazionale». Non per presunta superiorità culturale o valoriale, ma semplicemente per la distanza tra il dire ed il fare. Su molti aspetti cari ai cittadini il Pd pensa e dice, il M5S fa.

Quindi via l’immobilismo e l’immobiliarismo di partito, via il finanziamento pubblico, riduzione a 5 mila euro lordi dell’indennità dei consiglieri provinciali.

Non ha senso la proposta di Vanni Scalfi di riduzione percentuale delle indennità in tutti i livelli. Perché l’analisi va fatta su effettivi lavoro e responsabilità di una carica.

Alcuni esempi. Ha senso che un consigliere comunale abbia un gettone di 50 euro a seduta, perché lo motiva e stimola a dedicare proprio tempo ad approfondimento delle materia e non ad andare solo in consiglio ad alzare la mano.

Non ha senso che il presidente di un Consiglio comunale abbia un’indennità mensile di mille euro o più, perché è una cifra che non giustifica il suo lavoro supplementare.

Oppure non ha senso un’indennità così alta per i presidenti di circoscrizione, visto che il compito di quegli organi è distribuire contributi alle associazioni di quartiere e dare pareri consultivi su questioni che riguardano la zona.

Vi sono costi inutili che si annidano nel “sottobosco” della politica locale e nazionale. Ad esempio ha senso che il presidente del Corecom guadagni quasi 100mila euro lordi annui?

Il Sindaco di Massimeno, che amministra in termini di popolazione (125 abitanti) praticamente un condominio, riceve 1140 euro lordi al mese, più di molti giovani laureati che lottano nel mondo del lavoro.

Giovanni Rullo, candidato sindaco M5S per le elezioni comunali di Arco del 9 marzo, propone una riduzione percentuale dell’indennità di sindaco, che nel comune gardesano è di 7461 euro lordi al mese.