Interrogazione sul caso Fondazione Mach. Nomine e partiti, rivedere la legge

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Come da tradizione i partiti del “rinnovamento”, nipoti e cugini dei dinosauri, fingono di darsi battaglia in difesa di nobili intenti quando in realtà la questione riguarda solo ed esclusivamente la spartizione del potere e delle poltrone.
Per non accrescere il malumore nell’elettorato fedele, già messo a dura prova dai propri voraci “tirannosauri” affamati di vitalizi e dai tagli alla Sanità, PD e PATT hanno deciso di posticipare l’assegnazione della guida della Fondazione Mach. Dopo l’approvazione dell’articolo della legge finanziaria che prevede lo sdoppiamento della poltrona contesa (articolo 55) c’è da scommettere che, messi da parte i principi, l’armonia tornerà a regnare in Piazza Dante.

Si cerca così di mascherare la grave situazione in cui versa la Fondazione, compresi i dubbi su compensi e benefits ai dirigenti che mal si intonano con i tagli al personale e ai ricercatori.
Il M5S ha depositato un’interrogazione che intende fare chiarezza su quanto accaduto nei mesi scorsi ai vertici della Fondazione ed in particolare nel corso del Consiglio di Amministrazione straordinario del 4 aprile 2014.
In particolare ci si attende che venga fatta chiarezza sul bando per la tentata vendita del Maso San Donà, sulla presunta indagine interna avviata per verificare il rispetto del Codice etico, sulle dimissioni (comunicate e ritirate?) da parte del Presidente infastidito dalle interrogazioni e dal caso Maso San Donà, sui rischi per la ricerca (ed in particolare per ricercatori e borsisti) conseguenza dei 750mila euro mancanti da qui al 2016.
Il caso FEM come quelli di FBK (che rischia di finire in mano ad un “brontosauro” di un sottogoverno zeppo di conflitti di interesse) e quello attualissimo del MART (con un direttore giunto dal nulla e del quale, nonostante il lauto compenso, non si percepisce il contributo nonostante 3 anni di lavoro) rendono evidente che la legge che disciplina le nomine non funziona e che è indifferibile una sua profonda rivisitazione per evitare che gli enti e le aziende di proprietà dei cittadini trentini rimangano il bottino di guerra da spartire secondo la peggiore tradizione partitocratica.

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