Cassa del Trentino: continua la corsa al debito, che la PAT paga cara

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Le recenti cronache danno notizia del roboante utile di Cassa del Trentino, la finanziaria della Provincia che si indebita sui mercati per reperire risorse da destinare agli investimenti pubblici del nostro territorio.
In pratica indebitarsi oggi, per investire oggi, nella speranza di rimborsare domani, sempre se ci saranno i soldi, magari recuperandoli da tagli ai servizi. Nulla di cui andare fieri quindi, visto che l’autonomia trentina è progredita per decenni senza debiti scaricati sulle generazioni future, già martoriate da disoccupazione, bassi salari, pensioni da terzo mondo.

Ma torniamo al punto focale, ovvero la «conferma della capacità (di CdT) di tirar fuori utili raccogliendo risorse (a debito) sui mercati internazionali e anticipandole agli enti locali».
Negli ultimi anni è risultato chiaro, come ampiamente riportato dalle analisi del M5s (svolte insieme a esperti contabili cui si sono uniti anche alcuni curiosi accademici), che questa «presunta capacità» non deriva da particolari abilità finanziarie ma dal fatto che:
1) CdT fa debito solamente grazie alla garanzia della Provincia. Se un giorno dovesse trovarsi in difficoltà a rimborsare una rata, la Provincia dovrà immediatamente pagare al posto suo. Solo grazie a ciò riesce a spuntare tassi passivi in linea con quelli pagati da analoghe realtà con lo stesso rating. Senza dimenticare che, non essendo in grado di provvedervi da sola, per piazzare le proprie emissioni di debito deve rivolgersi a costosi intermediari.
2) CdT grazie alla liquidità incamerata indebitandosi, anticipa i contributi a comuni, comunità e altri enti pubblici mentre la Provincia restituisce a CdT quanto questa chiede nel tempo per rimborsare i debiti. Cosi il magico cerchio finanziario si chiude. Sembra una macchina da guerriglia finanziaria che tutto il Mondo dovrebbe invidiarci (come sempre sbandierato dall’ex Presidente Cerea). Probabilmente invece il Mondo ha già capito dove sta il trucco che mina alle fondamenta questa istituzione finanziaria, ed è per questo che altrove non sono spuntate come funghi tante Cassa del Trentino. Tutto ruota attorno al concetto di «valore attuale». CdT eroga agli enti locali il valore attualizzato dei contributi, ovvero un valore inferiore a quello nominale «promesso» dalla Provincia. Al contributo effettivo infatti viene applicato un tasso di sconto, mentre quando la Provincia rimborsa CdT i contributi vengono erogati al loro valore nominale. In pratica il tasso di sconto si trasforma in ricavo per CdT che espone nei propri bilanci importi notevoli di interessi attivi (pagati dai trentini), molto più alti degli interessi passivi che paga sul debito. Quindi, paradossalmente, maggiore è il debito, maggiore sarà l’utile per CdT. E’ evidente, anche dalla lettura dei tassi di rendimento riconosciuti, che alla Provincia il debito costa molto di più di quanto costi alla sua controllata. Magra consolazione sono i dividendi che quest’ultima «restituisce» alla Provincia dopo aver versato imposte che superano abbondantemente la metà del risultato.

Tutto già noto, tutto ampiamente dimostrato, ma la retorica trionfalistica che puntualmente si ripropone nel commentare i risultati, obbliga a ripetersi.
Ogni anno infatti, sia per la supposta scarsità di risorse che costringe ad indebitarsi (ma forse sarebbe meglio tagliare gli sprechi) sia perché all’interno della Provincia vi sono ancora alcuni sostenitori della «primavera finanziaria trentina del debito» che ovviamente da ciò traggono giovamento in termini di lustro e carriera, il debito continua a crescere. Per il 2015 si legge che «l’indebitamento totale è vicino ai 2,3 miliardi di euro». Si, avete letto bene, due virgola tre miliardi di euro, per una società nata da meno di dieci anni. Dalle letture dei bilanci pregressi, una parte consistente dell’intero debito (500 milioni di euro a fine 2014 e attendiamo il dato 2015) è quella verso gli stessi comuni, comunità e altri enti pubblici. Ciò perché CdT, oltre a guadagnarci sui tassi nei confronti di mamma Provincia, si fa anche anticipare molti più contributi di quelli di cui avrebbe bisogno sulla base delle istanze degli enti locali. Certo le risorse sono in teoria a disposizione e sarebbe ben strano che comuni e comunità prima o poi non pretendano di riceverle. Ma per soddisfare la richiesta CdT dovrà emettere ulteriori titoli di debito, cosa che, come abbiamo visto, non le spiace affatto.
Il tema del debito non preoccupa solo la Corte dei Conti e il M5s. La discussione in maggioranza è stata «internalizzata» e affidata a un gruppo di lavoro. Sembra infatti essere in corso una «operazione verità sulle risorse effettivamente a disposizione del bilancio provinciale, i vincoli, il debito reale di oggi e la sua evoluzione, nonché il suo peso nelle società del sistema Provincia». Perché è bene ricordarlo, originariamente CdT doveva fare debito centralizzato per tutti (il cosiddetto metodo «one for all»). In realtà negli ultimi anni tutte le società del gruppo hanno ripreso a indebitarsi, ognuna per proprio conto (Trentino Trasporti, Patrimonio del Trentino, ITEA ecc…).
Quali i prossimi sviluppi? Si parla di fusione tra CdT e Trentino Riscossioni, nel nome della razionalizzazione e dell’efficienza. Nobile intento. Speriamo però non sia un’ulteriore mossa per mettere ancora le mani sulle risorse dei comuni e delle comunità. Dopodiché sappiamo che gli amministratori locali, senza soldi, potranno solo piangere sui bei tempi andati.

Cons. prov. Filippo Degasperi
Gruppo consiliare MoVimento 5 Stelle