I lati oscuri di Rossi e Mosna

Scrivo per sottoporre una questione di fondo che finora, durante la campagna elettorale, non ha avuto la possibilità di emergere, ma che personalmente considero di prioritaria importanza: la questione dei valori umani e professionali che deve possedere ed orientare un Presidente alla guida di un ente pubblico. Insegno Diritto ed Economia in un Istituto superiore e quotidianamente cerco di trasmettere ai miei studenti l’importanza del rispetto delle regole, della correttezza umana e professionale, dell’onestà e della trasparenza nella gestione del bene pubblico. Ritengo pertanto che i due principali concorrenti candidati alla guida della nostra Provincia debbano urgentemente fornire ai cittadini trentini delle risposte mai date a questioni finora mai approfondite. Questioni che toccano direttamente la sfera dei princìpi e dei valori di fondo che ispirano i due candidati alla Presidenza.

Cominciando da Ugo Rossi, nel suo attuale ruolo di Assessore provinciale alla Sanità ha dato avvio alla più grande gara d’appalto mai vista in Trentino: quella per il NOT (Nuovo Ospedale Trento), che costerà circa 300 milioni di euro i quali, al termine dei 25 anni di gestione da parte dei privati, si attesteranno intorno ad 1 miliardo e 700 milioni di euro. Il progetto vinto dall’Impregilo è ora impugnato presso il TAR e finirà sicuramente al Consiglio di Stato. Ritengo opportuno che l’Assessore, candidato alla Presidenza, risponda con trasparenza e chiarezza alle seguenti domande: 1) perchè è stato scelto il sistema del project-financing, molto oneroso per le casse pubbliche e definito fallimentare da numerosi studiosi del campo socio-sanitario? 2) Perchè la progettazione è stata affidata direttamente alle imprese partecipanti alla gara d’appalto e non a professionisti qualificati nel campo dell’edilizia sanitaria? 3) Perchè nella Commissione giudicatrice dei progetti non sono stati inseriti esperti di edilizia sanitaria (ma, anzi, era addirittura presente come esaminatore l’ing. Comoretto, direttore di Impregilo dal 1995 al 2007)? 4) Perchè ha vinto un progetto che non inserisce assolutamente il NOT nel contesto urbano della città di Trento ma ne rimane anzi isolato e scollegato?

L’altro candidato, il cavaliere del lavoro Diego Mosna, è presidente della Diatec Holding S.p.A., una società finanziaria che controlla la proprietà di una ventina di Aziende che formano il Gruppo Diatec. Dalla visura della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Milano risulta che il cav. Mosna possiede direttamente solo il 3,289% di questa società. Il 48,3555% risulta di proprietà di una anonima società lussemburghese, la Diatec International S.A. ed il restante 48,3555% appartiene ad un’altra società anonima lussemburghese, la Superbond S.A. Il Lussemburgo, è noto, è uno di quei paradisi fiscali dove i grandi gruppi (non certo le piccole imprese o gli artigiani!) si rifugiano per compiere operazioni di “razionalizzazione fiscale internazionale” al limite dell’illegalità, o dove vengono riciclati soldi di dubbia provenienza. Non a caso in Lussemburgo si possono creare società anonime, delle quali non si conoscono i soci, nonostante questo Stato appartenga all’Unione Europea.

Ritengo pertanto doveroso che il cav. Mosna risponda in modo chiaro e preciso di fronte all’elettorato trentino alle seguenti domande: 1) perchè il controllo della Diatec è in mano a due società anonime lussemburghesi? 2) Chi sono i soci della Diatec international s.a.? 3) Chi sono i soci della Superbond S.A.? 4) Esiste l’intenzione di portare in Trentino la sede legale di queste due società anonime lussemburghesi e che la Diatec divenga quindi una società trasparente che versa le tasse nella nostra Provincia? Sono convinta che dal tenore delle risposte a questi importanti quesiti gli elettori trentini potranno finalmente giudicare le indubbie qualità umane e professionali dei due probabili futuri Presidenti.

di Manuela Bottamedi – Candidata consigliera M5S