Interrogazione scritta: Chiarimenti in merito alla pubblicazione «Tirolo Alto Adige Trentino. Uno sguardo storico»

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CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle

Trento, 6 novembre 2015

Egregio Signor

Bruno Dorigatti

Presidente del Consiglio Provinciale

SEDE

Interrogazione a risposta scritta n.

Una delle tecniche utilizzate da chi rilegge le vicende storiche per adattarle al proprio tornaconto politico è quella che dimentica o sottovaluta fatti scomodi e, contemporaneamente, enfatizza circostanze e interpretazioni (spesso passate come fatti) utili ai propri fini.

Allo scrivente sorge spontaneo chiedersi se l’archetipo delineato non sia riconoscibile nelle pagine di “Tirolo Alto Adige Trentino. Uno sguardo storico” edito dall’Euregio e alla sua prima riedizione.

Ciò in particolare sulla base dei seguenti rilievi che rappresentano l’opinione dello scrivente.

Si evidenzia un utilizzo anacronistico e improprio, ai limiti dell’ideologico, del termine “Tirolo” e “tirolese”. Allo stesso tempo non può non rilevarsi un abuso di questi due termini per designare anche l’area trentina, accanto ad uno scarso o mancato uso del termine “Trentino” e “trentino” non solo nel testo ma anche negli indici.

Si tende a parlare di un “Tirolo” come area unitaria dalla preistoria ai nostri giorni, come se la realtà regionale fosse, da tempo immemore, una realtà omogenea. Si trascura di parlare di una storia specifica del “Trentino” a cui viene riservata una parte molto scarsa nel libro, con varie omissioni e distorsioni (alcuni esempi di seguito).

In generale il libro sembra sostenere, in modo aproblematico, l’idea che il Trentino abbia fatto parte da sempre del mondo tirolese. Si ha l’impressione che l’autore ritenga che l’appartenenza linguistico-culturale dei trentini all’area italiana sia stata solo un accidente trascurabile.

Sarebbe stato più corretto ricordare che vi fu per secoli un rapporto di prossimità in un’area di passaggio o di intersezione tra mondo latino e mondo germanico. Si possono infatti distinguere a grandi linee la questione dei rapporti di prossimità tra trentini e tirolesi in aspetti politici-istituzionali e aspetti culturali-linguistici.

A livello politico-istituzionale i legami furono stretti. Ma fu un rapporto ambivalente, non univoco. Talvolta fu un rapporto conflittuale. Talvolta di collaborazione. Talaltra di subordinazione.

A livello culturale-antropologico il Trentino fu (ed è) luogo di confine tra due mondi affini, se vogliamo, per alcuni aspetti: stessa cultura materiale alpina, stessa devozione religiosa, ecc.

Ma ben differenti per altri, a partire dagli aspetti linguistici. Due realtà distinte, quindi, sebbene prossime.

Alcuni esempi per dare concretezza a quanto sopraesposto:

  • si dedicano pochi cenni alla storia di Trento (e dell’area alpina a cavallo delle Alpi) in epoca romana. Si sorvola del tutto sul fatto che la città (e il suo territorio) era un municipium, vale a dire una città imperiale a tutti gli effetti i cui abitanti (retico-celtici latinizzati) godevano della cittadinanza romana, non una semplice colonia;
  • si trascura il periodo longobardo di Trento, sede di un potente ducato la cui giurisdizione comprendeva anche buona parte dell’Alto Adige. E il successivo periodo carolingio e poi ottoniano, nel quale Trento fu sede di una contea o marca, su confini ricalcanti probabilmente il precedente ducato;
  • si omette o si trascura il fatto che il Principato vescovile di Trento sia nato ben prima della Contea del Tirolo. Ci si guarda bene dal ricordare che, tra l’altro i “conti” tirolesi erano formalmente vassalli del vescovo di Trento, non viceversa. Il rapporto finì, di fatto, per ribaltarsi perché i conti – titolo usurpato al vescovo che lo deteneva – finirono per imporsi sulle altre famiglie nell’esercizio del potere militare – advocatia – inizialmente concesso dal vescovo;
  • è scritto che Mainardo II unificò la contea “sottraendola definitivamente ai principi vescovi” (p.20), fatto storico che non corrisponde a verità;
  • scarso o nullo spazio è dato a periodi importanti per Trento (periodi dei principi Clesio e Madruzzo e del Concilio);
  • nessuno spazio è concesso all’irredentismo trentino. Di contro è evidente l’omissione delle tendenze pan-germaniste ottocentesche e primo-novecentesche ai danni dei trentini;
  • per Cesare Battisti si parla di “alto tradimento” e gli si dedica mezza pagina. Di contro ad Andreas Hofer (senza citare capi di imputazione) viene dato ben altro spazio (pp.45-49);
  • si afferma (facendolo passare per un dato di fatto) che il sentimento trentino alla fine della Prima guerra fosse ancora in generale filo-austriaco (p.76). Ciò rappresenta una semplice opinione, legittima ma molto discutibile. Basti ricordare il pensiero di Alcide Degasperi secondo il quale, dopo il trattamento riservato alle popolazioni trentine da parte degli austriaci durante la Guerra, se prima della guerra un ipotetico plebiscito avrebbe confermato la fedeltà dei trentini all’autorità imperiale, dopo la guerra i risultati sarebbero stati ben altri;
  • due pagine dedicate a “Una terra tanti nomi”, dove si trascura del tutto il fatto che l’area trentina non fu sempre chiamata “Tirolo italiano” (o in termini simili), locuzione assai tarda (sette-ottocentesca, al massimo; e comunque locuzione di parte tirolese e austriaca). Il termine “trentino”, ripreso in ambito italiano nell’ottocento, è ricalcato sulla locuzione “comitatus [ovvero contea] tridentinus” di origine almeno carolingia, “ecclesia tridentina” (Terra o provincia “de Sancti Vigili”) e possiede una derivazione originaria dal latino “Tridentum” (tridentinus, ecc);
  • scarse o assenti le mappe raffiguranti i rapporti territoriali tra area trentina (in particolare il Principato vescovile di Trento, arrivato ad estendersi ben oltre la stretta di Salorno), tirolese e superiore potere imperiale;
  • in generale la storia del Principato, riferendosi al Trentino, appare trascurata e con notevoli omissioni. Non si accenna al fatto che la storia dei rapporti tra Principato e Contea furono tutt’altro che irenici, specie in alcuni periodi storici. Si alternarono periodi di collaborazione a periodi di ostilità e di subordinazione, causati dalle spinte espansionistiche dei tirolesi (e poi accentratrici degli Asburgo) nei confronti del Principato. Quindi si trattò di un rapporto ambivalente, non certo corrispondente alla comoda rappresentazione di un Tirolo unitario;
  • appare trascurato il fatto che storicamente il Principato di Trento abbia goduto per secoli di un’autonomia (non solo nominale ma effettiva) e di un riconoscimento da parte dell’Imperatore, vera origine storica dell’autonomia del Trentino. Un’autonomia rivendicata sia rispetto alle spinte annessionistiche dei tirolesi, sia di signori o stati regionali italiani.

Considerato che non si possono cancellare differenze e interi periodi storici perché non collimano con una certa idea semplificatoria e ideologica (di “Tirolo”), oppure, più debolmente, in favore di un’ottica di pacificazione “regionale” le cui intenzioni sarebbero anche lodevoli, in teoria.

Tra storia e politica i confini dovrebbero tenersi ben marcatamente separati, in modo che nessuna delle venga strumentalizzata dall’altra.

Posto che la discussione storiografica dovrebbe competere unicamente agli storici per non cadere nel rischio di fare un uso distorto ed ideologico di teorie storiche o antropologiche quantomeno oggetto di discussione, se non dubbie o false generando un problema politico,

Tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per conoscere

  1. il costo e il numero di copie della di tutte le edizioni della pubblicazione «Tirolo Alto Adige Trentino. Uno sguardo storico»;
  2. l’eventuale contributo riconducibile alla Provincia Autonoma di Trento per ciascuna edizione;
  3. chi sono i destinatari della pubblicazione e quante copie sono state ad oggi distribuite;
  4. se il testo è stato vagliato dalla Provincia autonoma di Trento o da suoi incaricati prima di acconsentirne la pubblicazione e la divulgazione;
  5. in caso di risposta affermativa al punto 4. chi ha verificato il testo;
  6. se non si ritiene opportuno produrre un testo che, riportando le vicende fuori dal campo ideologico, rimedi alle carenze e alle omissioni sopra esposte.

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

Cons. prov. Filippo Degasperi
Gruppo consiliare MoVimento 5 Stelle