Riforma dei vitalizi: oltre le chiacchere il vuoto

Nella notte tra il 3 e il 4 luglio la maggioranza che governa la Regione Trentino Alto Adige ha approvato la riforma dei vitalizi. Le due leggi discusse ed emendate dalla maggioranza rappresentano un evidente dietro front rispetto alle prese di posizione nette dei partiti che avevano caratterizzato i mesi scorsi. Ricordiamo tra le altre le affermazioni “congiunte” delle segreterie di PD e UPT del 19 maggio 2014: “soglia a 66 anni senza anticipi, i consiglieri che non si adegueranno risponderanno alle segreterie”. Oppure quella altrettanto energica del presidente Moltrer: “recupereremo il 46%” (20 maggio 2014). Di tutto questo vigore cosa rimane oggi nei testi approvati? Praticamente nulla. Non ci sono tagli alle anticipazioni ma solo “restituzioni” dovute sulla base di calcoli effettuati con parametri “errati, sbagliati” secondo quanto dichiarato dal presidente Rossi quando ormai albeggiava e che comunque dal 46% promesso si riducono a circa il 28%.
Le restituzioni degli importi pagati “erroneamente” potranno essere dilazionate a piacere senza riconoscere alcun interesse. La Regione è un ente talmente ricco che può permettersi di finanziare non solo l’attività delle Province a tasso zero (200 milioni di euro previsti dall’assestamento di bilancio 2014) ma da oggi anche consiglieri ed ex consiglieri. Rimane la possibilità di ottenere il vitalizio a 60 anni con una riduzione che, partita dal 2% in commissione, giunta in aula al 3%, ne esce ridotta a poco più dell’1,5%. I contributi figurativi verranno considerati solo in parte per chi beneficia di versamenti già copiosi sulle proprie posizioni previdenziali (ovvero chi come dipendente dichiarava redditi dai 90.000 euro annui in su) in applicazione di uno strano principio per cui chi riceve già di più sarà meno penalizzato. Rimangono infine nelle tasche dei consiglieri eletti nella XIV legislatura i 210.000 euro di contributi previdenziali restituiti a prescindere da qualsiasi riferimento all’età anagrafica così come la possibilità di richiedere la restituzione integrale dei contributi accantonati. Il M5s ha cercato, senza successo, di mitigare le storture palesi che marcano la distanza siderale tra la classe politica dell’Autonomia e i cittadini. Bocciate tutte le proposte del M5s inclusa quella che prevedeva di sottoporre le due leggi a consultazione popolare. Si conservano pressoché intatti i privilegi e le cifre che avevano indignato trentini e altoatesini. Fortunatamente dai processi verbali e dai voti espressi in aula (qualcuno per appello nominale) emergeranno chiaramente intenzioni e responsabilità.

Gruppo consiliare regionale MoVimento 5 Stelle