Rossi colpisce gli insegnanti della formazione professionale pubblica

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La gestione Rossi della formazione professionale provinciale sta assumendo contorni grotteschi.

Apprendiamo da una lettera inviata agli insegnanti dai dirigenti dei due istituti (Alberghiero di Rovereto e Levico e Pertini di Trento) che le azioni dell’Assessore porterebbero a «un calo della qualità didattica» in conseguenza della decisione di eliminare le cosiddette «co-docenze» (ovvero la presenza contemporanea di due insegnanti) nelle attività di laboratorio e le attività di «miglioramento» che venivano utilizzate per esempio per recuperare i debiti. Dalla stessa lettera veniamo anche a sapere che circa 35 cattedre (su circa 200) erano assegnate (da chi?) su basi del tutto arbitrarie («non sono giustificate da nessuna delibera») e che con l’anno 2016/2017 saranno brutalmente tagliate .

Ma questo non perché le cattedre non servano, siano superflue e inutili, bensì perché gli insegnanti si rifiutano di sottoscrivere un contratto capestro che comporterebbe l’ampliamento indiscriminato delle attività obbligatorie e una consistente riduzione di fatto della retribuzione. Il presidente Rossi dichiara infatti di essere pronto e disponibile a metterle a disposizione, ma solo dopo la firma. Dimentica però che la stabilizzazione degli insegnanti nei due istituti di formazione professionale provinciale non è una sua elemosina ma un suo dovere in applicazione dell’impegno assunto il 16 aprile 2015 con la mozione n. 81.

Quest’ultima, senza fare riferimento alcuno a condizioni o ipotesi di scambio tra contratti e assunzioni, prevede esplicitamente la revisione dell’organico e l’avvio di procedure di selezione che salvaguardino «le professionalità già impegnate nei due istituti di formazione professionale». A questo punto mi auguro che anche il presidente Dorigatti e la consigliera Maestri, quale presidente della Commissione che si occupa di scuola, si attivino per far sì che gli indirizzi espressi dal Consiglio provinciale ritrovino una loro dignità.

Per fare chiarezza della situazione abbiamo depositato un esposto alla Corte dei Conti e un’interrogazione per capire come sia possibile che le cattedre vengano assegnate (secondo quanto indicato nelle lettere dei dirigenti) al di là delle previsioni normative o se invece tali assegnazioni non rispondano a precisi obblighi (per esempio in materia di sicurezza sul lavoro) che qualcuno finge non esistano. In realtà anche questo passaggio si inserisce nella strategia di smantellamento del sistema della formazione pubblica, iniziata con la riduzione ai minimi termini delle discipline di tipo culturale ormai relegate al solo biennio e proseguita con il pressante invito a valorizzare la formazione in azienda anziché sui banchi di scuola (per fortuna finora bellamente schivato da studenti e famiglie).

Da ultimo si è negata la possibilità di offrire ai propri studenti il quinto anno (possibilità invece concessa a quasi tutti i centri privati, da ultimo Varone). Sappiano le famiglie che le azioni dell’Assessore all’istruzione e Formazione della Provincia di Trento anziché mirare a accrescere la qualità della didattica puntano, per parola degli stessi dirigenti, a ridurla come ripicca nei confronti degli insegnanti riottosi.

Cons. prov. Filippo Degasperi
Gruppo consiliare MoVimento 5 Stelle