Rossi e l’Ordinanza del Consiglio di Stato: quando la toppa è peggiore del buco


Comunicato Stampa inviato ai principali quotidiani locali ed ignorato da:
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«Nella serata di ieri il presidente Rossi ha riferito sul rischio di commissariamento della scuola trentina, conseguenza dalle scelte sue e dei dirigenti di sua fiducia. Ne è scaturita una serie di affermazioni discutibili cui non è stato possibile ribattere in aula dato che il presidente Dorigatti ha pensato bene di chiudere la seduta senza concedere repliche.

Vediamole una per una:

  1. Rossi ha sostenuto che non sarebbe in corso alcun iter di commissariamento e che l’ordinanza del Consiglio di Stato sarebbe inutile. Ciò perché ci si aspettava la decisione di reinserire i docenti quindi ci si era preparati prima all’eventualità di doverlo fare. Qui pare proprio che la logica faccia difetto. Visto che per evitarlo si ottempera ora all’ordinanza (del 5 agosto), il rischio commissariamento c’è eccome. E a sua volta l’ordinanza (la seconda) non è affatto “inutile”. Senza di essa infatti il presidente e i suoi dirigenti avrebbero potuto lasciare senza lavoro i 164 insegnanti cui lo avevano tolto. Appurato ciò, la domanda è semplice: Rossi dice queste cose per nascondere la verità? Sa di cosa parla?
  1. A Rossi “spiace molto” per gli insegnanti laureati che dovranno “lasciare il posto ai ricorrenti”. Magari potrebbe dispiacersi anche per questi ultimi che di colpo si sono visti togliere lavoro e diritti ed hanno dovuto adire le vie legali a spese proprie per tutelarsi dalle decisioni del loro stesso datore di lavoro. Naturale e giusto dispiacersi anche per chi è stato illuso di poter accedere ad posto di lavoro e poi lo perde. Non ha colpe, subisce un danno ed ha pienamente ragione di lagnarsene. Ma se andiamo a vedere bene, di chi è la responsabilità? Al momento di chi con le proprie decisioni ha generato la situazione in questione.
  1. Rossi ha affermato (giustamente) di confidare nella valutazione nel merito. Peccato che, a quanto si capisce, la sua idea sarebbe stata quella di lasciare le graduatorie così come stanno (dato che secondo quanto affermato in aula nella seduta del 14 settembre la Provincia aveva già “ottemperato” alla prima ordinanza) con tutte le conseguenze del caso, fino al giugno 2017. E proprio su questa interpretazione è intervenuta la seconda (“inutile”) ordinanza, statuendo che gli atti posti in essere dalla Provincia “risultano elusivi del predetto decisum cautelare”, ovvero di quanto deciso dal Consiglio di Stato il 5 agosto.
  1. Il presidente Rossi ha giustificato la scelta di escludere i ricorrenti dalle prime convocazioni con il fatto che era necessario acquisire le domande di inserimento in graduatoria. Si dimentica di dire che gli insegnanti che oggi è costretto suo malgrado a rimettere in pista avevano già presentato tutto quanto richiesto fin dalla prima costituzione della famosa quarta fascia. Le informazioni erano già disponibili in Provincia e la scelta di chiederle di nuovo appare solo come una tattica dilatoria.
  1. Il presidente Rossi sostiene esistano solo responsabilità politiche che egli si assume. È giusto che chi comanda si faccia carico delle conseguenze di scelte sbagliate ma anche un bambino sa che alla base ci sono pareri, indirizzi e consigli che arrivano da chi dirige la scuola trentina. La “responsabilità tecnica” quindi esiste eccome, a prescindere dagli ordini del presidente. Appurato questo aspetto, va chiarito un altro punto: bene l’assunzione di responsabilità, ma ad essa devono seguire provvedimenti. Troppo comodo dire “è colpa mia” tanto poi non succede niente. Rossi o chi per lui ha sbagliato? Se ne traggano le conseguenze»

 

Cons. prov. Filippo Degasperi
Gruppo consiliare MoVimento 5 Stelle