Una funivia che non s’ha da fare…

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3 settembre 2025 – Sala dell’Oratorio di Sardagna:

Assemblea pubblica riguardante il nuovo progetto della funivia Trento Bondone.

Un’opera pubblica che costa alla comunità 88 milioni di euro merita una valutazione complessiva, una visione d’insieme, non visioni  frammentate e parziali che rischiano di nascondere le criticità.

Di questo si è parlato in un’affollata assemblea pubblica alla presenza dei progettisti, di assessori provinciali e  comunali,di esponenti politici e del  sindaco di Trento Ianeselli.

Un grande dispendio di parole e  di dettagli da parte dell’ing. Groff, dirigente generale di unità di missione strategica patrimonio e trasporti della Provincia. Per quanto riguarda il primo troncone esso partirà dalla zona dell’ex Sit, attraverserà l’Adige e avrà  una stazione intermedia  all’ex Italcementi per poi risalire verso Sardagna e approdare in una zona di pregio dal punto di vista paesaggistico e  storico caratterizzata da una chiesetta romanica, da orti e prati. Invece  è palese una scarsa informazione e tante incertezze su quello che sarà il secondo troncone che dovrebbe portare da Sardagna fino a Vason con delle tappe che non sono nemmeno state chiarite.

Un’opera così impattante deve essere giustificata da reali necessità e non da visione frammentate e parziali. Invece ci si è fermati alla VIA ( Valutazione Impatto Ambientale) per il primo troncone, ignorando di fatto il secondo. 

I tecnici e i politici intervenuti definiscono una “grande opportunità” quest’opera, che è stata finanziata ( a parole) con 37 milioni di euro dal Ministero mentre il rimanente del costo è già stato stanziato dalla Provincia e messo in bilancio su Trentino Trasporti (ma il Consigliere provinciale  Filippo  Degasperi esprime forti dubbi sulla chiarezza del bilancio) e darà impulso, secondo loro, al turismo estivo e invernale  sul Bondone.

Di contro si  è evidenziato tanto scontento e un netto  rifiuto da parte della popolazione di Sardagna: nessuna voce a sostegno dell’opera, ma perplessità a non finire:

  • si parte  dalla questione ambientale perchè verranno tagliati alla partenza  alberi monumentali in via Sanseverino (tre platani  più due da valutare), nel secondo troncone sarà sacrificato addirittura un bosco;
  • saranno 5 i tralicci dell’ alta tensione, che alimenteranno la funivia, sono molto  impattanti perchè i cavi non possono essere interrati; ovunque il paesaggio sarà deturpato irrimediabilmente;
  • rumorosità  delle cabine di passaggio vicine alle case che non si fermeranno mai essendo ad aggancio automatico;
  • nonostante le rassicurazioni, non sono del tutto fugati i dubbi sulla pericolosità delle folate di vento che in quel tratto possono raggiungere i 60/70 km all’ora;
  • verrà dismessa l’attuale fermata panoramica con un balcone unico sulla città e un ex hotel Panorama che meriterebbe di  rinascere a nuova vita dopo un abbandono decennale;
  • disagio per i cittadini, soprattutto anziani e disabili, per la velocità necessaria per la discesa dalla cabina e la lontananza dal centro del paese;
  • spreco di materie prime utilizzate, CO2 prodotto dalla costruzione,  kWh sprecati per far funzionare  a vuoto le cabinette per Sardagna;
  • percolo per i potenziali crolli rocciosi sul tracciato e sui piloni di sostegno;
  • nonostante le rassicurazioni, permangono dubbi sull’origine del materiale che verrà utilizzato dalla Sativa per chiudere la cava ( terreni inquinati dell’ex Sloi?)
  • C’è anche da cosiderare che a seguito del PUP del ’67 sul Monte Bondone non c’è purtroppo un vero e proprio agglomerato urbano che potrebbe essere servito dalla funivia, ma una dislocazione selvaggia delle abitazioni che, obiettivamente,  rende molto più funzionale l’uso dell’auto privata.

Conclusioni finali dei cittadini  intervenuti:

a Sardagna, che conta 1100 abitanti, non serve una nuova funivia che nelle ore di punta trasporta 26 persone, ed è servita anche da  7 corse di autocorriere,quasi sempre desolatamente vuote.

Ci sono motivi da vendere per definire quest’opera inutile, quindi va fermata e le risorse stanziate andrebbero immediatamente dirottate verso opere più meritevoli.

A cura del Comitato di Redazione


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