Una «miniriforma» del turismo trentino grigia, senza idee e spunti innovativi

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Durante la presentazione del disegno di legge di riforma del Turismo che sarà molto probabilmente approvato oggi, l’assessore ha usato toni forti parlando di «passaggio epocale» necessario per «adeguarsi ad un contesto completamente cambiato».
Di certo il turismo rappresenta un pilastro fondamentale nell’economia del Trentino e necessita delle dovute cure e attenzioni da parte di chi si occupa delle politiche economiche.
Per questo suona strano trovarsi in aula a discutere, nonostante le certezze dell’assessore, una «miniriforma», una riforma grigia, senza idee o spunti innovativi.
Questi gli interventi che sembrano più rilevanti:
1) riconoscere e correggere errori del passato come nel caso della ritrovata autonomia di Trentino Marketing, peraltro già avvenuta a prescindere dalla legge;
2) richiedere delle ovvietà, come per esempio che i piani strategici delle Apt siano coordinati con quelli di Trentino marketing;
3) introdurre in legge, operazione del tutto irrituale, uno strumento di politica commerciale come la guest card. Da notare che essa è già utilizzata in diversi ambiti e che la legge nulla innova: i territori che volessero dotarsi di guest card potrebbero farlo liberamente già oggi senza bisogno della legge;
4) la possibilità di raggiungere i rifugi e le strutture con motoslitte. Non contrarietà a priori ma ci sarebbe da capire quali siano le garanzie di sicurezza (chi guida la motoslitta? Chi/quanti può trasportare, chi controlla?).

Le richieste degli operatori andavano invece in altre direzioni:
1) sostenere la redditività delle imprese;
2) ridurre la frammentazione del sistema della promozione per evitare le guerre di campanile, per evitare che Apt si presentino alle fiere ognuna per conto suo e che ognuna abbia il suo catalogo;
3) la valutazione puntuale dei risultati. La PAT dovrebbe assegnare obiettivi chiari a Trentino Marketing e alle Apt tali da permettere il controllo quantitativo e la valutazione del costo-opportunità. Valutazioni da rendere pubbliche.
4) Internazionalizzazione: nulla si dice, si fa o si propone nel momento in cui il turismo nazionale, da cui dipende ancora prevalentemente il turismo trentino, soffre.
5) Formazione degli operatori: nulla si dice, le scuole di formazione professionale abbandonate a loro stesse, senza prospettive. Attenzione parziale all’alta formazione e alla formazione manageriale. Le strutture trentine hanno bisogno di personale qualificato non di grandi manager. Si parla di web e nelle scuole alberghiere si elimina l’informatica. Si parla di promozione e neanche una parola sull’accoglienza.
6) Centralizzazione dei servizi: acquisti, informatizzazione comunicazione all’estero.

Con una spesa per la promozione superiore al Veneto, Emilia romagna e Alto Adige i numeri sono di tutt’altro livello.
Rimane la scorciatoia, «eventuale» viene definita nella relazione, della tassa di soggiorno. Si parla di redditività delle imprese e si sostiene con l’introduzione di una nuova tassa!
In un contesto in cui la pressione fiscale ha raggiunto livelli insostenibili, mentre a Roma si propagandano riduzioni miracolose delle imposte, a Trento si propone una nuova tassa. La giustificazione generica e superficiale è che «viene applicata da tutti». Ma l’Autonomia è copiare quello che fanno, male, gli altri?
Quando le risorse calano bisogna fare delle scelte. Le scelte si possono fare solo se esiste una strategia.
Nell disegno di legge sono mancate del tutto le idee. È il segnale di un’involuzione del sistema.
Mentre gli altri vanno avanti noi rimaniamo fermi: gli esperti paragonano il Trentino all’Austria e alla Svizzera di 10 anni fa.
Come ha scritto Seneca «non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare».