I soldi dei trentini vanno al tunnel del Brennero invece che agli inquilini dell’ITEA

 

La visita di ieri al cantiere del Tunnel del Brennero ha dimostrato la totale e drammatica assenza di un piano economico e finanziario a supporto di questo mega progetto. Le cifre sono confuse: l’Italia dichiara che il tunnel di base costerà 9,7 miliardi, mentre l’Austria parla di 24 miliardi. Ma non solo: il camaleontico on. Fabris dichiara che le tratte di accesso costeranno 4,5 miliardi, mentre il documento BBT SE parla di 8 miliardi. Insomma, grandi idee ma ben confuse. Ciò che colpisce maggiormente resta però lo stato confusionale in cui cade chiunque tocchi il tema del finanziamento di questa opera mastodontica: lo stesso commissario Fabris, ieri, ha ammesso che il finanziamento è solo sulla carta. I 550 milioni promessi dalla A22 sono più una speranza che un dato di fatto. Sull’utilità dell’opera, poi, ieri si è fatta solo propaganda: l’effettiva necessità del Tunnel del Brennero si basa solo su dati previsionali ed ipotetici, facilmente confutabili e contestabili da qualunque persona di buon senso.

Resta un drammatico interrogativo: se la Provincia autonoma di Trento dovrà impiegare gran parte delle sue risorse per la costruzione di un’infrastruttura considerata ormai irrinunciabile dalla giunta trentina e dal governo italiano, cosa resterà per il welfare e per i servizi al cittadino? Se un chilometro di Tunnel costa 463 milioni di euro (stime austriache), cosa si potrebbe fare in alternativa con tutti quei soldi pubblici? Il Movimento 5 Stelle, in piena coerenza con il suo programma, ha una risposta chiara e concreta: per ogni chilometro di TAV la Provincia potrebbe pagare per 10 anni anni il canone moderato di 10 mila appartamenti ITEA, sgravando le tasche dei cittadini che faticano ad arrivare alla terza settimana del mese. Populismo? No, concretezza. E piena priorità ai servizi e al cittadino. Ora abbiamo capito perché il governo provinciale, proprio in questi giorni, ha aumentato l’affitto delle case ITEA: ha scelto di puntare sul business del cemento piuttosto che impiegare le risorse per aiutare i cittadini e migliorare i servizi.