RFI si ricorda dell’inquinamento del Nord Italia e della Valle dell’Adige?


Come spesso accade, anche oggi passo più tempo a leggere e studiare atti per il Consiglio Comunale che a curare i miei interessi personali.

Qualcuno dirà che l’ho scelto, a ragione, ma spesso si dimentica che un consigliere comunale lo fa solo ed esclusivamente per volontariato, senza essere un professionista della politica nè averne alcun ritorno netto di guadagno personale.

Oggi vi metto a conoscenza di come RFI, ovvero Reti Ferroviarie Italiane – la società che si occupa della manutenzione e della sicurezza delle nostre linee ferroviarie, si interessa della sostenibilità ambientale del loro lavoro e dell’inquinamento che quotidianamente respiriamo.

La mia interrogazione nasce dall’aver notato, come molti concittadini, il metodo di trasporto del materiale ferroviario della manutenzione straordinaria delle linee della Valsugana e della Valle dell’Adige.

Chi mi conosce sa perfettamente che prediligo un sistema di mobilità collettiva basato sul ferro, e che quindi sono decisamente a favore di ogni attività, ordinaria e straordinaria, che migliori e renda più fruibile le nostre linee ferroviarie.

Da Presidente di Commissione Ambiente del Comune di Rovereto, ho passato ore a discutere il metodo di trasporto dei più svariati materiali che attraversano la nostra città. Calcoli sul numero di camion, calcoli sul rumore e sull’inquinamento.

Un esempio è l’abbattimento dell’ex Amnil (bosco della città) i cui materiali di abbattimento non verranno totalmente trasportati, ma parzialmente smaltiti sul posto per evitare un numero troppo elevato di mezzi pesanti in centro città.

Vedere quindi la società nazionale che opera su rotaia utilizzare il trasporto, delle traversine per la propria manutenzione, su gomma lascia sbigottiti.

Ma quando, nella mia interrogazione, scrivo:
“Abbiamo assistito, per le traversine FFSS, a code di attesa in Via Zeni. I passeggeri hanno potuto verificare quotidianamente le operazioni di scarico nel piazzale dai mezzi su gomma.
Ci chiediamo se le FFSS, operino ancora nel il trasporto merci oppure, così sembra a molti, non ritengano di doversi impegnare per utilizzare le loro stesse linee di trasporto neppure per le merci destinate a loro stesse.
Come possono pretendere di convincere qualcuno ad utilizzare il trasporto merci su ferro, se neppure loro lo riescono ad usare?”

Le RFI (Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane – FFSS) rispondono:
“la fornitura delle traverse in cemento è demandata all’impresa aggiudicataria dei lavori della linea, che ha quindi facoltà di avvalersi del mezzo di trasporto a lei più congeniale e conveniente dal punto di vista economico”.

La risposta (Allegata) lascia sbigottiti.

  1. RFI pare si comporti come, o peggio, ogni altra azienda privata, senza minimamente mettere in bilancio il dispendio di CO2 delle sue produzioni. Dispendio che invece dovrebbe interessare tutte le imprese, ma ancor più quelle statali.

  2. RFI non si rende conto che l’inquinamento che il Nord Italia sta subendo è la somma di comportamenti singoli determinati da scelte precise di non utilizzare metodi di trasporto merci sostenibili.

  3. L’asse dell’Adige è particolarmente interessato a tale inquinamento, avendo già il carico della A22 che drena traffico pesante parassita grazie al pedaggio molto più conveniente rispetto ad altri valichi.

Credo che una società pubblica debba, oltre le giuste e corrette valutazioni economiche, offrire soluzioni che avvantaggino il benessere collettivo, non solo particolare di una impresa di trasporto su gomma, magari (ed è un consiglio) inserendo nel bando di gara un punteggio favorevole alle imprese che utilizzano metodi di trasporto a basso impatto ambientale quale è il trasporto ferroviario.

Spero che il responsabile territoriale della Produzione (a cui ho inviato la presente), prenda questo mio comunicato come stimolo per inserire, d’ora in poi, tale clausola di utilizzo del mezzo ferroviario per la movimentazione dei loro materiali.

Paolo Vergnano
Movimento 5 Stelle Rovereto