Interventi di recupero idraulico e ambientale del fiume Chiese a monte dell’abitato di Darzo


INTERROGAZIONE N. 4959/XV A RISPOSTA SCRITTA
1 settembre 2017

Premesso che

con nota… del 23 maggio 2011, inviata per competenza a…., il Servizio Bacini Montani della PAT resocontò l’esito dell’incontro svoltosi il 3 maggio 2011 a…..come segue: “si conferma che il Servizio Bacini montani, in accordo con il Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione ambientale (Ufficio Piste Ciclopedonali ed Ufficio Biotopi e Rete Natura 2000), ha avviato la progettazione di un intervento finalizzato al recupero di una vasta area compresa tra l’attuale alveo del fiume Chiese e la strada statale 237 “del Caffaro” a monte dell’abitato di Darzo. Tale intervento si pone un duplice obiettivo: di natura idraulica (laminazione delle piene del fiume Chiese) e di natura ambientale (recupero di aree in fase di degrado, che identificano un’antica ansa del fiume), prevedendo in particolare la realizzazione di un nuovo percorso ciclopedonale. L’intervento ricade per larga parte su proprietà intavolate a Privati ed al Comune di Storo. Le particelle… sono intestate a….. Pertanto, l’approvazione del progetto richiederà l’avvio di una procedura di esproprio finalizzata ad acquisire le particelle in parola ai Beni Demaniali – Ramo Acque […]”;

nel documento datato dicembre 2011 e intitolato “Linee Guida per la progettazione degli interventi finalizzati al recupero idraulico ed ambientale del fiume Chiese a monte dell’abitato di Darzo” si evidenziano i seguenti punti:

– tra gli ambiti fluviali idraulici presi in considerazione dal Piano Generale di Utilizzazione delle Acque Pubbliche (PGUAP), ne è stato riconosciuto uno che include i terreni situati tra la sponda idrografica destra del fiume Chiese e la strada statale n. 237 “del Caffaro” a monte dell’abitato di Darzo, nel comune di Storo;

– l’odierna ipotesi di progetto è frutto degli interventi eseguiti nel 2007-2008: appare infatti del tutto evidente che la prosecuzione verso valle degli interventi di recupero ambientale servirebbe a conferire continuità e compiutezza ai lavori fin qui eseguiti dal Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale in collaborazione con il Servizio Bacini montani;

– l’aspetto che maggiormente incide (e preoccupa, in prospettiva dell’eventuale espropriazione dei terreni per fini di pubblica utilità) è dato dalla presenza di materiali di scarto dell’attività svolta negli ultimi decenni dalla Società mineraria Baritina;

– nella prima decade dell’agosto 2011 il Servizio Bacini montani ha provveduto ad effettuare il prelievo di vari campioni di terreno, avvalendosi di un “piano di caratterizzazione” predisposto dal responsabile dell’Ufficio Bonifiche dei Siti contaminati ed avvalendosi dell’assistenza tecnica della medesima struttura;

– l’analisi (ufficialmente chiusa l’11 ottobre 2011) ha evidenziato la presenza in una parte dei ventidue campioni esaminati di una notevole quantità di Solfato di Bario, come era peraltro largamente prevedibile in considerazione della destinazione d’uso dell’area. In alcuni campioni, la percentuale di Solfato di Bario si avvicina al 50% del volume totale. Se da un lato il Solfato di Bario è considerato come sostanza non pericolosa in base alla direttiva 67/548/CEE, d’altro canto la presenza di elevate concentrazioni imporrebbe di classificarlo come “rifiuto”;

– nell’incontro del 9 novembre 2011, il responsabile dell’Ufficio Bonifiche dei Siti contaminati aveva pertanto formulato la seguente ipotesi: gli scarti di lavorazione da conferire a discarica possono essere complessivamente stimati in 30.000 (trentamila) tonnellate. Per i 2/3 di questi scarti (20.000 t), caratterizzati da una concentrazione media di bario, si può ipotizzare il conferimento a discarica di inerti ad un costo medio di € 10,00/t; per il restante 1/3 (10.000 t), caratterizzato da una elevata concentrazione di bario, si può ipotizzare il conferimento a discarica per rifiuti non pericolosi, ad un costo medio di € 100,00/t. Ne deriverebbe un costo per soli oneri di discarica pari a 1,2 milioni di euro, a cui andrebbero poi addizionati gli oneri di trasporto;

– nella riunione del 17 novembre 2011 sono peraltro emerse perplessità in merito al fatto che la presenza di elevate concentrazioni di bario nei residui di lavorazione della barite comporti l’obbligo di conferimento a discarica. In particolare, il responsabile del Settore Gestione ambientale dell’APPA ha suggerito che venga valutata la possibilità di applicare al caso in questione l’art. 77 del T.U.L.P. (testo unico delle leggi provinciali) in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinamenti, laddove questo prevede la facoltà di “trattare in loco” il materiale di rifiuto derivante da attività estrattive, escludendo così un trasporto a discarica assai più oneroso in termini economici. In tal senso, il Servizio Bacini montani ha provveduto a formalizzare nei confronti del Servizio Gestione degli Impianti un apposito quesito, dal cui esito dipenderà in larga parte la fattibilità del progettando intervento di recupero idraulico e ambientale;

Con nota n. 748209 del 21 dicembre 2011 il Servizio Bacini montani chiedeva all’Agenzia per la Depurazione – Servizio Gestione degli Impianti, di esprimere il proprio parere in merito all’ipotesi di “trattare in loco” i materiali di rifiuto derivanti dalla lavorazione della barite. La necessità di prendere in considerazione tale ipotesi derivava in primo luogo dal fatto che il trasporto a discarica di questi materiali comporterebbe un costo stimato in circa 1,2 milioni di euro per soli oneri di discarica, senza peraltro considerare gli oneri di trasporto a discarica. Nella nota si chiedeva inoltre al Servizio Espropriazioni e Gestioni Patrimoniali di voler contestualmente procedere alla stima del valore d’esproprio dei terreni della Società mineraria Baritina interessati dall’intervento di recupero ambientale (44.719 mq classificati per la maggior parte come “improduttivo”);

l’ipotesi di progetto contenuta nelle linee guida del dicembre 2011 prevedeva riassuntivamente:
a) l’interramento della linea elettrica del Consorzio Elettrico di Storo (così come avvenne per la tratta a Nord), indicativamente nell’ambito del sedime della pista ciclopedonale che si intende realizzare all’interno dell’area in questione;
b) la realizzazione di un nuovo laghetto subito a valle di quello creato dal Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale nel 2007-2008;
c) un tomo di mascheramento della strada statale n.237 “del Caffaro” per una lunghezza indicativa di 500 metri;
d) una nuova pista ciclopedonale per collegare lo stadio “Grilli” alla frazione di Darzo;
e) la riqualificazione delle cenosi forestali finalizzata alla ricostituzione/valorizzazione del bosco ripariale nelle aree prossime al Chiese e alla sostituzione del robinieto nelle parti discoste dal fiume;

il sostituto dirigente dell’Agenzia per la Depurazione – Servizio Gestione Impianti, con nota del 4 aprile 2012 (prot. RFS161/2012/199517), esprimeva il seguente parere alla nota n. 748209 del 21 dicembre 2011: “Lo scrivente Servizio concorda sull’opportunità di utilizzare la disciplina dell’art. 77 del TULP, per quanto di applicabilità, ai rifiuti derivanti da attività estrattiva presenti nelle aree oggetto di indagine presso lo stabilimento della Società Baritina. La messa in sicurezza sul posto, quando percorribile, è un metodo che permette di contenere i costi di intervento. Tale possibilità dovrà essere inquadrata nelle procedure di cui al citato art.77 del TULP, comma 1-bis, che si gioveranno anche dei dati ambientali già raccolti”;

il direttore dell’Ufficio Espropriazioni dell’Agenzia Provinciale Opere Pubbliche, nella nota al Servizio Bacini Montani del 24 maggio 2012 (prot. S501-2012-303260), verificando la destinazione urbanistica dei terreni ubicati nell’area in oggetto, la quale risulta area a verde pubblico attrezzato e parcheggi in zona ad elevata pericolosità geologica ed idrogeologica, considerò l’opportunità di valutare i terreni con il valore attribuito all’area quale terreno libero da vincoli di contratti agrari e secondo il tipo di cultura in atto. Stimò pertanto i terreni con valori agricoli medi pari a eur 1,20 /mq suscettibili della maggiorazione del 30% nel caso di bonaria accettazione da parte della ditta proprietaria e con l’aggiunta di un indennizzo per il soprassuolo stimato a corpo in Eur 4.700,00;

con l’interrogazione 2229/XV del 20 ottobre 2015 (comunicato stampa) si chiedevano alla Giunta provinciale chiarimenti in ordine alle linee guida, ai costi e ai tempi di intervento per la progettazione e l’esecuzione delle azioni di bonifica dell’area in loc. Sottovillo di Storo in prossimità dell’abitato di Darzo che al tempo era utilizzata dalla Società mineraria Baritina per depositarvi materiali derivanti dal proprio ciclo produttivo e alcuni macchinari;

nella risposta all’interrogazione 2229/XV fornita il 18 gennaio 2016, l’assessore alle infrastrutture e all’ambiente, al punto 2), affermava che: a) ai tempi non risultava aperta alcuna pratica di bonifica dell’area ai sensi della Parte 4 del Titolo 5 del d.lgs. 152/2006 “Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati”; b) l’amministrazione provinciale nel 2012 suggerì l’applicazione delle procedure di cui all’art. 77 del TULP “Chiusura e bonifica delle discariche non controllate”, che prevede la messa in sicurezza permanente in sito dei residui di lavorazione (stimati in circa 30.000 metri cubi). Nella risposta, al punto 3), l’assessore affermava altresì – in antitesi alla terminologia utilizzata fino a quel momento in vari documenti prodotti dall’amministrazione comunale di Storo e dalla Comunità delle Giudicarie – che il sito non risultava da bonificare;

con l’interrogazione 2529/XV del 19 gennaio 2016 (comunicato stampa) si ponevano ulteriori quesiti alla Giunta provinciali in ordine alle modalità e all’esito dei campionamenti effettuati sui terreni a monte di Darzo e interessati da processi di deposizione di materiale di scarto derivante dall’attività estrattiva;

in risposta all’interrogazione 2529/XV, l’assessore alle infrastrutture e all’ambiente, in data 2 maggio 2016, specificava che: a) la competenza in caso di abbandoni di rifiuti ricade sull’amministrazione comunale e che quindi – si presume dalla lettura della risposta – questa si sarebbe dovuta occupare di seguire le procedure di rimozione dei rifiuti individuati in superficie menzionati nella corrispondenza tra uffici provinciali e Società Mineraria Baritina e le modalità di smaltimento degli stessi; b) i campionamenti effettuati nel 2011 sulle terre sciolte a ridosso del fiume Chiese misero in evidenza che si trattava di materiali provenienti dalla lavorazione del bario, classificati dalla Società Baritina come semilavorati idonei alla reimmissione nel ciclo di lavorazione, e, dato il particolare contesto geologico, era plausibile nei suoli e nelle acque sotterranee la presenza di un elevato livello di base di bario e degli elementi mineralogicamente collegati. L’assessore concludeva che le strutture provinciali competenti stavano già realizzando tutta una serie di ulteriori approfondimenti dai quali sarebbero dovuti derivare conseguenti azioni e provvedimenti;

con l’interrogazione 3023/XV del 27 aprile 2016 “Pubblicazione sul sito istituzionale della Comunità delle Giudicarie degli atti relativi alla realizzazione dei nuovi tratti di rete ciclopedonale”, con cui si riprendevano i contenuti della trattazione dell’interrogazione 2204/XV del 15 ottobre 2015 “Collegamenti ciclopedonali fra i centri abitati della Valle del Chiese e fra la Valle del Chiese, lago d’Idro, Bagolino e Valle Sabbia”, si chiedeva conto alla Giunta provinciale circa gli esiti della progettazione, il documento di programmazione e le informazioni relative ai tempi di realizzazione delle opere per il completamento della rete delle ciclabili delle Giudicarie già progettate o in via di progettazione, comprendendo quindi anche il tratto tra il centro sportivo “Grilli” e l’abitato di Darzo nel Comune di Storo;

l’assessore alle infrastrutture e all’ambiente, nella risposta del 6 luglio 2016 all’interrogazione 3023/XV, affermava che in attuazione dell’Accordo di Programma per il completamento dei collegamenti ciclopedonali nella Comunità delle Giudicarie, di volta in volta, gli esiti in materia di progettazione ed esecuzione degli interventi, con i relativi tempi di attuazione, sarebbero stati indicati nei relativi provvedimenti autorizzativi, senza ulteriori specificazioni;

attualmente, dalle ricerche effettuate sui siti della pubblica amministrazione provinciale non è possibile rinvenire gli esiti della progettazione di pista ciclopedonale Darzo-Storo dei lotti assegnati a Giuseppe Garbin di Cervignano del Friuli (Udine) per euro 5.730,48 (CIG Z4317BE12F) e a Stefano Rizzo (R & R Consulting) di San Giorgio a Liri (Frosinone) per euro 2.080,03 (CIG ZCF17BE1A9) e della conseguente esecuzione dei lavori (il punto sulle ciclabili in Valle del Chiese e completamento ciclabile lago d’Idro);

Tutto ciò premesso si interroga il Presidente della Provincia per conoscere

  1. se, nelle valutazioni che hanno condotto gli uffici provinciali a non procedere all’elaborazione di interventi ai sensi della Parte quarta del Titolo V del D.lgs. 152/2006 “Norme in materia ambientale”, siano stati tenuti in considerazione pareri degli organi ispettivi o delle autorità nazionali competenti in materia di ambiente, con particolare riferimento alle previsioni della direttiva 75/442/CEE relativa ai rifiuti, della direttiva 91/689/CEE relativa ai rifiuti pericolosi e della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti e quali siano state le motivazioni collegate alla decisione;

  2. le motivazioni della mancata attuazione delle ipotesi progettuali contenute nel documento del dicembre 2011 “Linee Guida per la progettazione degli interventi finalizzati al recupero idraulico ed ambientale del fiume Chiese a monte dell’abitato di Darzo”;

  3. l’esito degli approfondimenti a cui l’assessore alle infrastrutture e all’ambiente faceva riferimento nella risposta all’interrogazione 2529/XV e le iniziative per assicurare la conformità ai principi di precauzione, di prevenzione, di sostenibilità, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella definizione di un progetto di bonifica permanente al fine di garantire la bonifica dei terreni e la continuità dell’attività della società ivi operante;

  4. se e in che termini temporali la Giunta provinciale intenda provvedere ad elaborare un progetto esecutivo per attuare definitivamente l’ipotesi progettuali che furono elaborate dal Servizio Bacini Montani nell’anno 2011;

  5. se e con che modalità le elaborazioni progettuali eseguite da Giuseppe Garbin e dalla R & R Consulting nell’ambito dell’Accordo di Programma per il completamento dei collegamenti ciclopedonali nella Comunità delle Giudicarie abbiano tenuto in considerazione i rilievi e gli approfondimenti menzionati nelle premesse.