Rifiuti: un problema risolto?

L’aggiornamento prevede, in breve, come smaltire la parte organica e la parte indifferenziata dei rifiuti: la parte organica verrà provvisoriamente inviata fuori provincia (Veneto) fino a quando non verrà costruito un impianto di trattamento della parte organica in provincia. La parte indifferenziata, invece, viene trattata mediante costituzione dei C.S.S. (combustibile solido secondario), eco balle ottenute da rifiuti non pericolosi (derivati della carta-plastica e legname). L’uso del termine C.S.S., che ha sostituito l’acronimo C.D.R. (combustibile da rifiuti), ha provocato parecchi fraintendimenti e problematiche all’interno delle discussioni ambientali che girano attorno ai rifiuti. Questa dimostra la classica peculiarità italiana che se una cosa è vista di cattivo occhio invece che risolvere il problema semplicemente si cambia il nome (un esempio chiaro lo abbiamo dal termine inceneritore variato in termovalorizzatore, nome giudicato dall’Europa ingannevole, in quanto descrive l’impianto con termini non consoni a quello che effettivamente attua cioè l’incenerimento). Tali C.S.S. creati nell’impianto di Ischia Podetti e in un impianto in valle di Non, verranno poi inviate fuori provincia per essere incenerite.

Il decreto Clini, inoltre, approvato il 14 febbraio 2013 ed entrato in vigore il 29 marzo, stabilisce la possibilità di incenerire i rifiuti in cementifici o impianti simili. Con la crisi dell’edilizia non si capisce il motivo per il quale in governo abbia investito nel coincenerimento dei rifiuti nei cementifici, forse per mantenere in funzione impianti che sarebbero diventati inattivi? Di fatto anche in Trentino tale decreto è diventato attuabile e sicuramente il 4° aggiornamento sullo smaltimento dei rifiuti lascia aperta questa strada.

Ma come funziona un cementificio? Semplice una volta estratte le materie prime (marne, calcari e argille) da una cava mineraria si essicano e si macinano per togliere la parte polverosa. Si forma cosi una specie di farina che viene riscaldata fino a formare il clinker (roccia artificiale prodotta dalla cottura della farina a 1450°C). Dopo un rapido calo di temperatura si aggrega al clinker altri materiali (gesso, ceneri volanti o ceneri da rifiuto, pozzolana, calcare ecc) per dare vita a diversi tipi di cementi. Clinker e aggregati vengono macinati e messi in appositi sacchetti per poi essere venduti.

In seguito a queste considerazioni in molti si domandano perché produrre un cemento tramite combustione di rifiuti e utilizzare come aggregato le ceneri pericolose derivanti proprio da tale combustione? Perché inviare i nostri rifiuti fuori provincia pagando migliaia di euro per far incenerire una risorsa prima seconda che abbiamo già in loco?

Sia il rifiuto organico che il rifiuto indifferenziato sono una risorsa che può essere utilizzata in vari modi: il rifiuto organico si tratta mediante metodi di fermentazione aerobica o anaerobica che possono essere rispettivamente utilizzati per fare fertilizzanti per terreni oppure produzione di biogas (CH4) utile per far funzionare i riscaldamenti domestici, i piani cottura e le autovetture a metano. Ricordiamo che estraendo il metano dalla fermentazione dei rifiuti si perde ogni tipo di odore e impurità derivante dai rifiuti organici. In aggiunta al metano per questioni di sicurezza verrà aggiunto azoto per consentire il riconoscimento olfattivo in caso di perdite. Il rifiuto indifferenziato invece può essere trattato in vari modi arrivando quasi ad annullare la percentuale da conferire in discarica o agli inceneritori. Un esempio è Vedelago (Treviso): l’indifferenziato proveniente da raccolta pubblica (30% del totale) e privata (40%) viene inviato all’impianto. Il 35% del totale in arrivo viene subito diviso mediante metodi di sorting automatico o manuale e dato a ditte che lo ricicleranno in apposite strutture e il 65% passa al trattamento: disidratazione, estrusione (il prodotto viene densificato per frizionamento), raffreddamento e granulazione. Tale materiale può essere utilizzato per produrre manufatti o articoli in plastica, come sedie, pavimenti, guardrail, e moltissime altre cose. Questo impianto risolve quasi del tutto il fine vita dei rifiuti, che possono essere riutilizzati producendo questo aggregato di granuli che è una vera e propria materia prima alternativa. Ovviamente in questo caso il problema rifiuti non si risolve del tutto in quanto bisognerebbe risolvere il tutto alla radice: eliminando le plastiche e sostituendole con altri materiali ecocompatibili. Ma può essere un buon sistema per cominciare a ridurre i materiali presenti nelle discariche. Ovviamente bisogna fare molta attenzione a non risolvere un problema col sistema Vedelago per produrne un altro, tramite la creazione di altri materiali compositi difficilmente riciclabili (come succede in edilizia).

Vedi anche l’articolo “Come risolvere il problema alla radice”.