Presidenti pensionati delle APSP: interrogazione parlamentare di Fraccaro (M5S) sulla “deroga” della Regione

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«Con il consiglio regionale del 21 settembre scorso e la bocciatura del ddl n.57 dei consiglieri M5S Degasperi e Köllensperger la Giunta Regionale targata PD, Patt e Svp ha di fatto disapplicato una disciplina statale – prodotta proprio da quel governo Renzi a cui danno appoggio incondizionato –, che impone a tutte le amministrazioni pubbliche norme ben precise per quanto riguarda gli incarichi svolti da lavoratori in pensione. La Legge Madia prevede infatti che i pensionati che ricoprono ruoli dirigenziali nelle Apsp regionali debbano lasciare l’incarico, per garantire il principio fondante della legge, cioè il ricambio del personale, o in alternativa restare, ma solo per un anno e a titolo gratuito. Un principio che vale ovunque, tranne che in Trentino Alto Adige, perché la Giunta a quanto pare può decidere di applicare o disattendere a seconda del caso e della convenienza le leggi statali: stavolta si è scelto di non adeguarsi, altre volte, come nel caso dei punti nascita periferici, ci si è adeguati fin troppo in fretta, dando la colpa a Roma anche quando non era vero». Lo dichiara in una nota il deputato M5S Riccardo Fraccaro, che sul tema ha depositato ieri un’interrogazione parlamentare (4/14448).

«Il disegno di legge del M5S – spiega Fraccaro – chiedeva alla Regione il recepimento della legge statale, in modo che anche le Apsp regionali si adeguassero a una norma già applicata a livello provinciale e comunale, ma è stato bocciato con motivazioni assurde e posticipando l’applicazione della legge nazionale a dopo il prossimo mandato. Così non solo la disapplicazione di una legge che è in vigore ovunque già da due anni consentirà ai presidenti pensionati di restare in carica (pagati) fino al 2018, ma addirittura di vedersi rinnovare l’incarico fino al 2023, continuando nel frattempo a percepire compensi che superano i 20.000 euro annui per la provincia di Trento e i 40.000 euro per la provincia di Bolzano. Una scelta di cui beneficeranno una manciata di persone, con una disparità di trattamento inaccettabile rispetto ad altri pensionati che, non solo a livello provinciale ma anche comunale, già da tempo sono stati esclusi o hanno dovuto rinunciare».